“BEATA VERGINE
DELLE GRAZIE”
DI GROSOTTO
(Graziano Robustellini)
Il santuario di Grosotto, dedicato alla Madonna delle Grazie,
fu iniziato nel 1609 e consacrato da Federico Borromeo, nunzio pontificio in
Svizzera, il 20 luglio 1664. Esso fu edificato al posto di una chiesa più
modesta eretta a scioglimento di un voto popolare fatto nel 1487 durante la
seconda invasione dei Grigioni. In quel frangente si vuole che il paese sia
stato risparmiato dal saccheggio per grazia della Vergine che, secondo la
tradizione, sarebbe apparsa, sfolgorante di luce, su una pianta di castagno in
atto minaccioso verso i nemici. Dell'antica chiesa, consacrata nel 1490 e
ingrandita nel 1534, rimane parte dell'abside con un affresco dell'Assunzione.
Capi mastri furono i luganesi Sebastiano Scala, autore
del disegno, e Gaspare Aprile, che diresse i lavori fino alla fine nel 1634.
La facciata, semplice e austera, limitata da lesene in
pietra verde, è animata dal portale, da una finestra serliana e da un imponente
timpano che sottolineano la nuda superficie del
paramento murario. Notevole il portale classicheggiante eseguito nel 1639 dal
lapicida bormino Giovan Pietro Marni, su disegno di
Gaspare Aprile. I battenti lignei, finemente intagliati da Giovan Pietro Della
Rocca di Cepina nel 1652-53, portano le figure dell'Annunciazione, di
Sant'Eusebio, patrono di Grosotto, e di S. Martino, di mascheroni e sirene,
tra fiorami, uccelli che beccano l'uva, draghi e delfini. Merita attenzione,
per l'eleganza del disegno, la finestra del presbiterio portante alla sommità
del timpano un vaso di fiori in bassorilievo su cui sono
scolpite le lettere P R F (Pietro Robustelli Fece) con la data 1630. Sul lato
sinistro, poggiata sopra un arco, s'innalza la torre campanaria (67 metri),
incominciata nel 1654 dal capomastro Pietro Petrini di Bormio, forse di origine ticinese, e portata a termine nel 1705 dal
lapicida Cristiano Pruneri di Grosio. La costruzione si sviluppa su quattro
piani, di cui gli ultimi due con aperture serliane, ed è conclusa
da una balaustra con obelischi agli angoli e da un cupolino. La sacrestia fu
costruita dietro il presbiterio tra il 1667 e il 1671 da Giovan Battista
Aprile, anch'egli di Lugano e forse figlio di Gaspare.
L'interno di sobria monumentalità presenta lo schema
tipico delle chiese della controriforma:
un'unica navata, con cappelle laterali e presbiterio rettangolare. Su un alto
basamento, doppie lesene tuscaniche in pietra dividono in tre campate il vano
della chiesa e salgono a sostenere il cornicione, sul quale si
imposta la volta a botte aperta da grandi finestre a lunetta.
Le due cappelle di sinistra e la seconda di destra furono affrescate nel 1764 dal quadraturista Ferdinando Crivelli e
da suo figlio Giuseppe. Nella prima di sinistra è simulato un ricco altare
barocco che fa da cornice a una tela settecentesca,
di autore ignoto, raffigurante l'Immacolata con i santi Carlo Borromeo, Luigi
Gonzaga e Stanislao Kostka. La seconda cappella di sinistra ha un'ancona
seicentesca in legno intagliato e dorato con tela del 1644 ascrivibile al
pittore bormino Carlo Marni e rappresentante la Vergine regina fra i santi Antonio da Padova e Filippo Neri. Nella seconda
cappella di destra si trova un'artistica ancona lignea del 1663 che un tempo
conteneva la tela (ora sulla parete a destra dell'arco trionfale)
rappresentante la Vergine col bambino e santi, dipinta nel 1632 dal milanese Gerolamo
Chignoli, allievo del Cerano.
L'ancona ospita il simulacro della Madonna delle grazie,
già sull'altare maggiore e qui trasportato nel 1938.
La statua della Vergine col bambino, in legno dipinto e dorato, è opera del '500 attribuita al celebre intagliatore pavese Giovan
Angelo Del Maino. Fu solennemente incoronata nel 1933 dal
vescovo di Como Alessandro Macchi e nel 1987, per mano del vescovo di
Coira Giovanni Wonderach, decorata della rosa d'oro, donata dai Grosottini a
ricordo del V centenario della fondazione del santuario.
La prima cappella di destra è ornata soltanto con pochi
leggeri stucchi. L'ancona, pure in stucco, risale al 1726 e racchiude una pala
con lo Sposalizio della Vergine, probabile opera del pittore
Francesco Piatti di Mazzo, eseguita intorno al 1680.
Degno di rilievo il paliotto in
scagliola con vivaci ornati policromi su fondo nero, firmato e datato
dall'intelvese Giovan Battista Rapa nel 1727.
Le cappelle sono chiuse da robuste cancellate in ferro battuto con decorazioni in bronzo, eseguite tra il
1689 e il 1694 da Giovan Battista Parolina di Capo di Ponte.
Più antica e di schietto stile
valtellinese è la grande cancellata del presbiterio messa in opera nel 1630.
Elegantissima nel suo stile neoclassico e di ottima fattura è l'acquasantiera in marmo di Carrara
presso il portale maggiore, datata 1806. Sulla controfacciata sono appese due
tele seicentesche eli interesse più storico che artistico. Quella a destra
illustra l'origine del santuario, l'altra ricorda un
fatto avvenuto al tempo della campagna del duca di Rohan in Valtellina.
Racconta l'iscrizione che nel settembre del 1635 un sergente e alcuni soldati
francesi stavano sparando per scherno contro la
facciata del santuario quando scoppiò un archibugio, così che il sergente cadde
morto all'istante e gli altri suoi compagni restarono gravemente feriti.
L' ancona dell'altare maggiore (alta 15 metri) è opera
dell'architetto e scultore Pietro Ramus di Edolo in
Valcamonica che la eseguì tra il 1673 e il 1680. Divisa in tre ordini
architettonici, è ricca di elementi decorativi e di
dorature. L'ordine inferiore è formato da tre colonne per lato che inquadrano
una nicchia in cui si erge la statua dell'Assunta affiancata dai santi Pietro e Paolo che assistono alla sua glorificazione;
il secondo ordine comprende un organo a tre scomparti con santa Cecilia e
angeli musicanti; nel terzo è raffigurata l'Incoronazione della Vergine.
Il grandioso organo è noto soprattutto per la bellezza
della sua cassa, un'opera d'arte realizzata negli anni 1706-1708 dal bresciano Paolo Scalvini e completata dall'intagliatore
trentino Giovan Battista Del Piaz nel 1713-14. Ammirevoli per finezza di esecuzione sono i rilievi del parapetto della cantoria
rappresentanti nel mezzo l'apparizione della Vergine a Grosotto nel 1487; a
sinistra la Fede che trionfa sull'Idolatria, la Presentazione di Maria al
tempio e l'Assunta; a destra la Religione che abbatte l'Eresia, la Visitazione
e ancora l'Assunta. Sul castello delle canne figure femminili suonano strumenti
a fiato, con putti e decorazione floreale; ai lati due erme angeliche
sostengono per mezzo di capitelli corinzi un fastigio
spezzato, a volute, su cui è la statua di Davide che suona l’arpa circondato
da angeli. Il vecchio strumento musicale, costruito nel 1708 dall'organaro
comasco Giovan Battista Rejna, fu ampliato nel 1875 dai
Serassi di Bergamo. Un restauro eseguito dalla ditta Tamburini di Crema nel
1990 ha riportato al pristino stato il prestigioso strumento che dispone eli
37 registri e conta 1300 canne.
Di fronte all'organo è posta la cantoria costruita nel
1770 da Andrea Rinaldi di Chiuro e decorata con intagli dal tirolese Matthias
Peder. Le specchiature laterali sono riempite con volute a cartocci e figure di angioletti; la fronte invece presenta un bassorilievo
raffigurante la facciata del santuario con le macchiette dei soldati francesi
che nel 1635 spararono contro la chiesa. Altra pregevole opera è il pulpito,
intagliato dall'artigiano locale Giovan Andrea Musatto nel 1606, come attesta
la scritta sulla mezzeria dello zoccolo in una cartella circolare.
La decorazione della volta fu compiuta nel 1921-22 dal
pittore valtellinese Eliseo Fumagalli: angeli esultanti che accompagnano la
Vergine in ciclo dove l'attende la Trinità per incoronarla. Attorno sono in attesa dell'Assunta i progenitori del genere umano Adamo
ed Eva, i santi Giuseppe, Giovanni Battista, Elisabetta, Zaccaria e i santi
Innocenti. Nella sacrestia si conservano un armadio in noce intagliato della
seconda metà del '700, un confessionale con cimasa
dorata adorna di testine d'angeli e di una statuetta di Gesù eseguito nel 1775
da Andrea Rinaldi e Matthias Peder, nonché una tela con la Sacra Famiglia
dovuta al pittore Marcello Venusti, originario di Mazzo, attivo a Roma nell'ambiente
michelangiolesco.
La festa principale osservata nel santuario è la seconda
domenica di settembre per il Ss. nome di Maria. Altre
solennità sono la terza domenica di l
Bibliografia
-Santuario della Madonna delle grazie (Grosotto), Milano
1921.
-A. GIUSSANI, II santuario della B.
V. delle Grazie in Grosotto, Como 1931.
-G. ROBUSTELLINI, Il santuario della
Madonna delle Grazie di Grosotto, Sondrio s. d. (1977).
-O. SANTI, Cinquecento anni di vita
del santuario della B. V. dette Grazie di Grosotto, Menaggio 1989.
-M. MANZIN, G. ROBUSTELLINI, La tradizione organaria nel santuario di Grosotto, Gavirate 1992.