“IL VOLONTARIATO, OGGI”

(Dott.ssa Dina Formichini –VicePresidente centro nazionale per il volontariato)

 

Consentitemi di iniziare il mio intervento portando il saluto del Centro Nazionale per il Volontariato e augurando che il corso  sia costruttivo e vi consenta di acquisire le conoscenze e gli strumenti necessari per l’opera che vi accingete a svolgere. Ringrazio inoltre gli organizzatori, in particolare il Dottor A. De Michielli, per la loro sensibilità e la loro capacità e voi volontari per la vostra presenza qui, in questo pomeriggio, e per la lodevole opera che svolgete o che vi proponete di svolgere.

Questo corso, oltre che fornirvi conoscenze specifiche ed occasioni di esperienze dirette, deve costituire anche momenti di riflessione sulla vostra posizione, sul vostro essere volontari, per invididuare le esigenze nuove, i limiti e l’itinerario del possibile cammino per portare, da parte di ognuno di voi, un mattone al grande edificio della solidarietà.

Il tema affidatomi è molto ampio…Cercherò comunque di essere breve per lasciare un po’ di spazio a voi, alle vostre domande.

Ma in quali condizioni opera oggi il volontariato?

Il Volontariato come attenzione all’altro è sempre esistito nella storia dell’umanità; non è sicuramente una caratteristica soltanto dei nostri tempi.

 Indubbiamente il Volontariato cambia i suoi aspetti con le trasformazioni della società.

In generale si può dire che abbiamo e stiamo attraversando tre tempi.

Il primo è stato vissuto in presenza del “Welfare state” che assegnava allo Stato un ruolo prevalente nell’assistenza ai cittadini.

Il secondo tempo è quello che abbiamo vissuto con la crisi del “Welfare State” o Stato sociale.

In questo secondo tempo abbiamo constatato una intensa attività di promozione della collaborazione tra Istituzioni pubbliche e Volontariato.

Il Terzo tempo è quello ormai in atto, con grande travaglio, che vede delinearsi l’inizio di un diverso equilibrio nella distribuzione dei ruoli tra lo Stato (i compiti del Governo, delle Regioni, delle Province, dei Comuni), i cittadini ed il mercato.

 Il processo lo stiamo vivendo insieme e non occorre che mi dilunghi. E’ una prova delle trasformazioni in atto.

Già nel percorso della nostra vita, senza dover affrontare i ricordi delle trasformazioni storiche, abbiamo constatato come la nostra società sia in continua transizione e stia vivendo un periodo di grandi cambiamenti sociali ed economici.

Si tratta di un periodo che induce alla revisione dei concetti dell’economia e dei rapporti sociali assegnando al settore non profit o dell’economia sociale ed al volontariato un compito, un ruolo di rilevante importanza, che è ancora in corso di definizione.

Si è già detto che quello che stiamo vivendo è un momento di transizione, un momento che vede il volontariato accingersi a scoprire le nuove frontiere, il nuovo ruolo chiaro e definito nella produzione di beni relazionali, senza assistenzialismi, con la capacità secolare di solidarietà e concretezza.

Se oggi è abbastanza facile valutare o quantificare i bisogni primari, più difficile, per non dire impossibile, è la misurazione dei bisogni personali esistenziali o indotti, di relazione o di rischio di esclusione.

E più che alla povertà vera e propria, tradizionale, si aggiungono delle nuove povertà, frutto di un progresso innegabile ma sbilanciato e spesso contraddittorio.

Non ci troviamo in uno stato di benessere nel senso di “stare bene” non solo sul piano economico. C’è un’inquietudine diffusa che si ripercuote in tutti gli ambienti, senza fare riferimento alle problematiche internazionali dei nostri giorni.

La gente ricerca certezze sociali e viene sollecitata, più o meno consapevolmente, la costruzione di una società più coesa e disegnata sulla persona umana, sui suoi diritti e doveri.

 L’evoluzione della società comporta anche l’evolversi del volontariato.

Questi infatti è nel pieno di una transizione, di un passaggio da un assetto sociale ad un altro.

 Siamo nel pieno di dibattiti molto accesi sui temi:

-   del modo di come risolvere il disagio e la disoccupazione e non solo dei giovani (pensiamo ai cinquantenni, ai quarantenni che perdono il lavoro);

-   del modo come vincere le nuove povertà,

-   del modo di concretizzare il principio di sussidiarietà;

-   del modo come contribuire alla coesione delle nostre comunità sempre più multietniche, multireligiose….con tutti i problemi che emergono nell’assetto sociale in genere (esempio: nella scuola);

-   del modo di come far fronte alla pedofilia, alla criminalità….

-   della globalizzazione della tutela dell’ambiente.

 E’ cambiato lo scenario in cui il volontariato si trova ad operare oggi.

In poche parole si tratta di affrontare in modo nuovo problematiche che investono fasce sempre più larghe di popolazione, più vasti settori della società.

E’ in gioco la chiave di lettura della solidarietà il cui concetto è stiracchiato da tante parti e sta rischiando di perdere il significato che le dà la nostra Costituzione.

Non dovremo più giocare sulle parole.

La solidarietà per noi è sempre quella si farsi carico degli altri, del bene comune e di contribuire alla coesione della nostra comunità dando tutti, ciascuno di noi, il proprio contributo.

Il volontariato oggi, tramite le diverse organizzazioni, si deve porre come parte sociale con un impegno a censire i problemi, valutare le risorse disponibili e dare il suo apporto progettuale e propositivo.

Il volontariato oggi non si può ridurre solo al “fare” ma deve anche considerare il pensare, il giudicare, il proporre per manifestare in concreto la solidarietà di cui spesso si parla e che non sarebbe possibile senza l’opera dei volontari.

Il volontariato è solidale per natura e manifesta la solidarietà in tanti modi, in molteplici forme quali quella dell’assistenza socio-sanitaria.

Ma esso non è solo quello dell’assistenza sociale.

La solidarietà si sviluppa anche con la cultura ed i bene culturali.

Io non vi parlerò di ciò… C’è in programma una relazione specifica su questo argomento.

Si sviluppa con la difesa dell’ambiente, la diffusione dell’educazione, con l’ecologia, con la presenza nella protezione civile e con lo sport.

Si parla oggi, infatti, di volontariati e non mi dilungo su ognuno di questi, sono tutti una risorsa preziosa.

Anche l’O.N.U. ha tenuto presente questa risorsa preziosa ed ha proclamato il 2001 l’Anno Internazionale dei Volontari.

Sono proprio loro, nei molteplici modi e forme, a fornire il contributo allo sviluppo dei “beni relazionali”, beni che sono il tessuto connettivo della nostra comunità e quindi dell’intera società.

In questo momento che vede l’impegno di molti per lo sviluppo delle cosiddette “imprese sociali”, per l’incremento dell’occupazione, non è possibile che possa essere ridotto il ruolo del volontariato.

Il volontariato non toglie lavoro.

Bisogna sempre fare distinzione fra produzione di bene economici e beni relazionali.

 I beni relazionali non sono valutabili economicamente. Essi migliorano la persona e la società più di quanto, qualche volta, riesca a fare un’espansione economica che non si accompagni ad una crescita di civiltà e di solidarietà. E’ necessario che il volontariato oggi si ritagli o assuma un ruolo nuovo nel quadro dello sviluppo dell’economia civile, del non profit.

Il ruolo nuovo non può significare perdita di identità del Volontariato, che è azione diretta, spontanea, personale e gratuita.

Questo è il distintivo permanente del Volontariato, il suo DNA.

Ruolo nuovo significa entrare nel vivo dei problemi della società ed aggiornare le modalità di approccio agli stessi.

Quindi i volontari del terzo tempo possono e dovranno svolgere un ruolo di “mediatori culturali”, di agenti di trasformazioni sociali, per ottenere con il confronto, nell’operare di ogni giorno, un coinvolgimento di tutte le altre realtà che operano nello stesso ambiente.

I volontari di oggi dovranno stabilire un sistema di collaborazione, di rete, non solo con i soggetti del terzo settore o non profit, ma anche con le parrocchie, le scuole e tutti i servizi pubblici.

Questo per il superamento delle tensioni, per una rinnovata convivenza ed un rapporto migliore.

Senza questo lavoro costituito dal Volontariato nessuna società può vivere in dignità e umanità.

Per quanto detto il Volontariato non sarà mai residuale, ma sarà sempre l’anima della solidarietà sociale.

Quando un volontario accompagna un anziano, un non vedente, un disabile a visitare una Basilica, un museo, una mostra, dà un senso alla vita di queste persone e in questa attività non gratifica solo se stesso, ma crea solidarietà sociale, civile e culturale.

Sicuramente in molti rimarrà – affrontando come voi farete nuovi impegni – la soddisfazione di avere avviato un nuovo ciclo di presenza del Volontariato nelle nostre comunità.

Ancora una volta il Volontariato sarà più vicino alla gente, a tutti coloro che nella solidarietà credono e sulla quale ripongono la loro fiducia.

Abbiamo visto che il volontariato oggi rimane il costruttore primario di un cammino di solidarietà e questo è un dato da tenere sempre presente.

Le tappe di questo cammino di solidarietà si moltiplicano e legano l’impegno delle istituzioni, delle parrocchie, di tutti, con quello di centinaia di migliaia di persone: uomini, donne, giovani come voi qui presenti, che con la piccola, silenziosa, quotidiana storia di personale solidarietà, con umiltà e semplicità, rendono grande la storia e la vita, qualunque vita meritevole di essere vissuta.