SUOR MARIA LAURA, TESTIMONE DI VITA

(Mons.  Ambrogio Baratti, Parroco di Chiavenna (SO) - “ Veglia della Vita” in Cattedrale a Como” - febbraio 2001 )

 

Presento questa testimonianza su suor Maria Laura Mainetti, con l'animo attraversato da sentimenti di sofferenza, di trepidazione e di gioia nello stesso tempo.

Con sofferenza perché ogni volta che ricordo la sua tragica fine provo sempre un grande dolore. Poi, perché so che se potesse mi direbbe di non parlare di lei, schiva com’era di ogni elogio e di attenzione nei suoi confronti.

Con trepidazione, perché avverto l'enorme distanza e differenza che corre tra uno che parla e racconta (sia pure con intima partecipazione) e chi invece ha saputo testimoniare con la vita, fino alla morte, la carità di Cristo e la fede in Lui.

E’ una differenza abissale e non può non turbarti l'animo e farti sentire la povertà della tua fede, la pusillanimità della tua carità.

D'altra parte capisco che è giusto, anzi doveroso, - e in questo senso lo faccio con gioia- mettere in evidenza l’esempio di persone, come suor Laura, che la Provvidenza di Dio suscita in mezzo a noi, a nostra insaputa e senza nostri meriti particolari, per richiamarci con la loro vita e la loro morte i valori fondamentali del Vangelo.

Riflettendo sul tema della giornata della Vita di quest’anno "Ogni figlio è Parola" rapportandolo alla figura di suor Maria Laura sento di poter dire che la sua vita e la sua morte costituiscono una perfetta dimostrazione della verità di questa espressione. Proviamo a pensare: chi ha spinto suor Maria Laura, per due volte, a correre incontro alla persona che le chiedeva un aiuto urgente a causa di una maternità drammatica? Chi, se non la Parola di Dio meditata a lungo e trasformata in preghiera quotidiana? La Parola di Dio che si è fatta carne in Gesù di Nazareth e in ogni figlio di Dio la stava chiamando: "quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli l'avete fatto a me". Era la Parola di Dio, l'amore a Cristo tradotto in amore del prossimo, che la spingeva ad andare incontro a chi le chiedeva aiuto, senza dar peso a comprensibili dubbi e perplessità.

Quando poteva essere utile a qualcuno specialmente in situazioni drammatiche, era contenta, non per se stessa ma per il bene delle persone. Fino all’ultimo è stato cosi. Ho in mente la gioia che traspariva dal suo volto quando la incontrai, pochi minuti prima della sua uccisione. Aveva già parlato con la ragazza che le chiedeva aiuto, ed era contenta perché era riuscita a convincerla ad andare in comunità presso le suore. Per questo motivo si sentiva tranquilla e non avvertiva alcun pericolo. Pensava di poter risolvere da sola, in modo discreto, riservato, la delicata questione. Non immaginava certamente che quello che stava vivendo con tanta partecipazione fosse una orribile e tragica messinscena. Perché, suor Maria Laura si è lasciata coinvolgere in modo così intenso dalla vicenda di una ragazza in difficoltà?

Certamente per la sua grande fede e generosità. Ma c'era in lei anche un forte senso materno dovuto al fatto di non aver potuto conoscere sua madre la quale morì subito dopo aver messo al mondo lei, Teresina., decima figlia di Marcellina Gusmeroli e Stefano Mainetti. Questa condizione personale credo che abbia contribuito ad accentuare in lei la sensibilità verso ogni mamma e ogni bambino. Non faccio fatica a pensare che, quel grido di aiuto lanciatole da una ragazza che diceva di essere incinta dopo aver subito una violenza, le abbia rapito il cuore al punto di spingerla a superare ogni paura o perplessità.

Era una madre e un bambino che la chiamavano. Non poteva tirarsi indietro. La voce impercettibile di un bimbo si è fatta voce del Signore. Fra solita dire "quando qualcuno chiede aiuto è la voce del mio Gesù che mi chiama".

Quando la Parola di Dio si fa carne, quando assume il volto di un bambino che chiede di vivere, quella Parola diventa irresistibile, per chi crede alla Parola di vita eterna. E si rimane davvero sconvolti, impietriti, quando pensi che tutto questo è stato un tremendo, tragico inganno per attirarla in disparte e ucciderla.

Hanno utilizzato la realtà più sacra, il bene più grande che sosteneva l'esistenza di suor Maria Laura, il suo amore profondo a Cristo, alla vita e al prossimo, per ingannarla e colpirla a morte.

Ma nonostante l'orribile, e sconvolgente tragedia, dalla sua morte si sprigiona una luce straordinaria. Suor Maria Laura, morendo mentre pregava e invocava il perdono di Dio per le sue assassine, ci ha dato una testimonianza cristiana di eccezionale grandezza.

Ripensando a ciò che mi disse poco tempo prima di morire ho l’impressione che suor Laura avesse come un presentimento su quello che Dio le stava preparando. Quando infatti ci fu la commemorazione giubilare dei martiri del XX secolo al Colosseo, suor Maria Laura visse quel momento con forte intensità emotiva e spirituale. E poco dopo mi confidò questa riflessione: "Ci diamo da fare ma non siamo mai capaci di dare tutto noi stessi per il Signore. Solo nel martirio questa donazione totale, è possibile. Ma questo solo Dio lo stabilisce".

Era forte in lei il senso della donazione senza riserve. Così la ricorda una consorella . "Era sempre attenta e premurosa, arrivava a tutti ed era sempre pronta a tutto. La sua camera si presentava per lo più tappezzata di foglietti e fogliettini promemoria, sparsi un po’ ovunque: non voleva dimenticare nessuno, perché, diceva "la memoria comincia a far cilecca"; perciò appena riceveva una telefonata o veniva a conoscenza di qualche necessità, si premurava di appuntare la commissione per porvi rimedio o far presente il bisogno".

"Per lei, niente era banale, tutto era amore". Dove attingeva la forza per alimentare il suo grande spirito di donazione? Nella meditazione della Parola di Dio e nella preghiera. "Sostava volentieri in preghiera davanti a Gesù Eucaristia. Da Lui attingeva la capacità di trasfigurare le piccole e umili realtà del quotidiano in forza di risurrezione, in carica di benevolenza, in delicata attenzione verso l'altro, in dono di sé"

Subito dopo Pasqua, scrivendo a una signorina così le diceva; " Grazie per il tuo augurio pieno di vita, di gioia e di speranza del tutto evangelica. Anch’io insieme alle suore della Comunità ti auguro la nota di giubilo per intensificare quel canto di lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo che già elevi quotidianamente a Dio con la tua vita fatta di gioie, fatiche, sofferenze, e speranze- in Lui Risorto tutto ha un senso, con Lui anche noi possiamo assumere e donare la nostra vita".

Concludo riportando un’ultima testimonianza riferita da una consorella. Due o tre giorni prima di morire, incontrando una suora esclamò " Sono felice ... perché il Signore è contento di me! Sì, ho qualcosa da migliorare ... ma sono contenta lo stesso".

Una disarmante e sublime semplicità che manifesta la grandezza di questa umile e sconosciuta Figlia della Croce che ha saputo seguire il suo Signore fino al dono della vita.