STORIA-ARTE
Il territorio della Bulgaria odierna corrisponde a quello che nell'età greca e
romana si chiamava Tracia, dal nome del popolo dei Traci che storicamente è
conosciuto come il più antico che abbia abitato il Paese. I bulgari sono
menzionati dagli scrittori bizantini solo sul finire del sec. V d.C. Un primo
regno bulgaro indipendente dall'Impero d'oriente fu proclamato da Isperich (o
Asparuch). Alla fine del IV secolo la Bulgaria cadde sotto il dominio turco che
durò fino all'inizio del secolo XX. Ottenuta l'indipendenza
il 5 ottobre del 1908, il Paese, nel corso della seconda guerra mondiale, si
schierò con le potenze dell'Asse e fu liberato dalle forze armate sovietiche nel
1944. Un referendum nel 1946 abolì la monarchia e trasformò lo stato in una
repubblica popolare sotto l'influenza dell'URSS. Il processo di
democratizzazione, iniziato nel 1989, ha portato la Bulgaria di oggi ad
aspirare ad entrare a far parte dell'Unione Europea. La
Bulgaria dal punto di vista religioso appartiene alla Chiesa ortodossa, per cui
anche nel campo del culto mariano e dei santuari la situazione e la mentalità
sono molto diverse da quelle tipiche del cattolicesimo occidentale.
Documenti abbastanza credibili e
antichi fatti accertati provano che il popolo bulgaro, per l'85 per cento di
religione ortodossa, sia da considerarsi l'antesignano del culto popolare verso
la Madre di Dio. Infatti,
già al IV secolo, nella Tracia, una confraternita di donne, considerando Maria
addirittura come una delle antiche dee della Grecia e di Roma, le offriva in
sacrificio, sopra un altare quadrato, torte di pane e focacce di fior di farina
d'orzo.
L'epoca della conversione
I bulgari passarono al cristianesimo nell'anno 865: a quel tempo le popolazioni si convertivano in massa, dietro i loro sovrani. Il Principe Boris (882-889) per vari anni restò indeciso se far parte del Patriarcato d'Oriente, con la vicina Costantinopoli (attualmente Istanbul) per centro, o se optare per l'Occidente e quindi per Roma. Alla fine prevalse la scelta dell'Oriente e tale orientamento divenne definitivo quando, nell'885, giunsero in Bulgaria i discepoli dei santi Cirillo e Metodio, che vi introdussero la liturgia in slavo, la lingua parlata dal popolo.
Non
ci sono rimaste molte chiese o monasteri mariani appartenenti a quel periodo;
ma dato il ruolo molto importante che ha Maria nella liturgia orientale (più
che in quella latina), il culto della Vergine era molto sentito e si radicò
profondamente nella mentalità popolare.
A
questo periodo risale l'origine del principale monastero della Bulgaria,
dedicato alla Vergine: è quello di Rila, fondato verso l'inizio del 900
dall'eremita san Giovanni Rilski. Questo monastero avrà un'importanza grandissima nella storia della
Bulgaria. San Giovanni Rilski è
considerato il patrono della Nazione e l'icona che si venera nel monastero è
ritenuta la protettrice del popolo bulgaro.La
Bulgaria ritorna libera nel 1185 e, particolarmente sotto il re Kalojan
(1196-1207), ebbe un nuovo periodo di grande splendore; esso è anche
particolarmente ricco di testimonianze di culto mariano, come l'erezione di
chiese e di monasteri dedicati alla Vergine. Fra i monumenti più significativi è da ricordare la chiesa patriarcale
di Ocrida: questa cittadina - attualmente nella Macedonia jugoslava - come sede
del Patriarcato, è stata per secoli il centro religioso della Bulgaria. In tale chiesa, dedicata all'Assunta, ed
eretta nel 1395, si conservano le reliquie di san Clemente di Ocrida, discepolo
dei santi Cirillo e Metodio ed evangelizzatore della Bulgaria.
Il recupero della lingua nazionale bulgara
Sotto il giogo turco si era quasi perso l'uso della lingua bulgara. La cultura nazionale sopravviveva unicamente nei monasteri, soprattutto in quelli di Rila e di Trojan in patria, e in quello di Zograf sul Monte Athos. In essi la liturgia si celebrava in slavo e le loro biblioteche conservavano gli antichi manoscritti. La loro funzione in tal senso si rivelò determinante soprattutto all'inizio del 1800, quando cominciò a risorgere lo spirito nazionale: le scuole di quei monasteri, aperte anche ai laici, ricuperarono la lingua bulgara, elaborandone la grammatica e dandole dignità letteraria.
Dalla libertà al comunismo
Nel 1878 la Bulgaria si rese indipendente dal giogo turco e qualche anno prima (1870) era stato ripristinato il patriarcato nazionale, soppresso dai greci nel 1767; in tal modo si ebbe l'autonomia anche dal punto di vista religioso ed ecclesiastico. In questo clima assunse un particolare significato la ricostruzione del monastero di Rila, che era andato quasi totalmente distrutto a causa di un incendio.Dopo la seconda guerra mondiale la Bulgaria passò sotto l'orbita dell'Urss e quindi fu sottomessa al comunismo. La Chiesa ortodossa venne asservita e le attività religiose furono contrastate in vario modo: una delle iniziative più arbitrarie e repressive fu la cacciata dei monaci da Rila, avvenuta nel 1960; le proteste però furono tali che le autorità decisero di richiamarli, anche se la loro presenza fu fortemente condizionata. I monasteri, che erano un po' musei, un po' alberghi, avevano numerosi visitatori, e, anche se i pellegrinaggi erano vietati, molte gite culturali a tali luoghi finivano con il trasformarsi in pellegrinaggi veri e propri, perché in programma c'era spesso la possibilità di partecipare a dei riti religiosi.
Molti poi ne approfittavano per celebrare
matrimoni e battesimi, salvando in tal modo l'anonimato e mettendosi così al
riparo da possibili noie nella vita civile e sul posto di lavoro.
Con il ritorno della democrazia queste precauzioni sono divenute inutili e la vita dei monasteri, anche se fra grandi difficoltà, è tornata al suo ritmo normale.