SANTUARIO   MADONNA  DELLA  FONTANA  (ASCONA)

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La siccità, la miseria, la semplicità della preghiera: nasce così il santuario della Madonna della Fontana ad Ascona. Nel 1428, si legge sugli «Annali di Como», «assalì quasi tutta la Lombardia e specialmente il Comasco un’insolita siccità...»: la povera pastorella, già provata dalla mancanza della parola e dai maltrattamenti, vede le sue pecore lentamente cedere e avviarsi a morire per la mancanza d’acqua in quel bosco che sta diventando un arido deserto. Corre così alla cappellina, ormai trascurata, che sta fra le antiche querce della selva. La sua preghiera è soltanto un grido, perché non può parlare.

La fede e l’innocenza della ragazza ottengono il segno prodigioso: uno zampillo improvviso di freschissima acqua risveglia la terra assetata e ridona la parola alla povera fanciulla, che vi accosta le labbra. «Fontana di parlengora», è il nome dato dal popolo a questo luogo per ricordare il duplice prodigio: l'acqua scaturita nella siccità e la parola riacquistata. L'antica cappella fu restaurata e ingrandita in segno di gratitudine e più tardi, quale voto consigliato dallo stesso san Carlo per debellare il terribile flagello della peste abbattutosi sulla regione, sorgeva il santuario (costruito nel 1617, consacrato nel 1677, ricostruito dopo l'incendio del 1789) nel verde e nel silenzio, dove, annota il Mondada, «gli spiazzi erbosi alberati, la casa del custode, la cordonata che mena nel porticato della chiesa, la grotta del miracolo, come i vecchi usavan dire, e la fonte costituiscono un armonioso insieme che ben s'addice a far di esso posto di pace e di serena meditazione».

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