CAPPELLA   MADONNA  DI  RIMA  (BROGLIO)

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«Rima, dolce piano, luogo di sosta, paradiso del ciliegio…» scriveva Giuseppe Zoppi, nativo di Broglio, nel "Libro dell'alpe". E Plinio Martini parecchi anni dopo: «Rima è un posto gentile, con prati ondulati in dolce declivio, circondati da una gran selva di faggi, e interrotti da boschetti di alberi vari e arbusti, fra i quali predominano il nocciòlo il frassino il ciliegio selvatico, così da crearvi degli spiazzi verdi, confinanti e tuttavia separati, al centro dei quali sorgono vari cascinali: o, più esattamente, dei gruppetti di stalle, fienili, granai di legno e rustiche casette che stanno a metà strada fra la baita e la casa del villaggio». Ma subito arrivava la domanda: «La vita dell’alpe, che qui comincia con aspetto esteriormente sereno ed idillico, non nascondeva un’altra e più faticosa realtà da esprimere?».

E sui monti di Rima, («a tre quarti d’ora da Broglio, un’ora per i più pigri»), salendo su un sentiero «ben fatto, comodo quanto possibile, con le sue brave cappelle per la preghiera e il riposo» sta un antico e devoto oratorio: la cappella di santa Maria delle Grazie. Risale agli inizi del ’600 e venne ampliata e rialzata nel XVIII secolo. Nel muro si riconoscono ancora l’antica giuntura ed una finestra primitiva. Il protiro è aperto, l’aula è coperta con soffitto piano, il coro è a crociera.

L’oratorio è dedicato alla Madonna della Neve, la cui statua in legno, del secolo scorso, è collocata sull’altare barocco. È un prezioso lavoro di un artista tirolese, abile intagliatore che ha lavorato pure nella basilica di Loreto in Italia. «Vi si tiene la sagra nella domenica più vicina al cinque di agosto, giorno della Madonna della Neve, e per l’occasione sono molti gli abitanti della regione, di Broglio, di Prato e d’altri comuni, che vi si radunano intorno al suo oratorio». Esperienza vissuta anche da mons. Vincenzo Molo, amministratore apostolico del Ticino, che salì alla cappella di Rima nel lontano 1891.

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