SANTUARIO S. MARIA DEI MIRACOLI (MORBIO INFERIORE) |
![]() Gli eventi che fecero sbocciare sul colle di Morbio, dove anticamente sorgeva un castello già attestato nel 1198, la devozione alla Madonna, venerata col titolo di «Santa Maria dei Miracoli», si ricollegano al lontano 29 luglio 1594. Quel giorno, un venerdì, due fanciulle milanesi, Caterina ed Angela, pregano, con le loro madri e con alcune donne di Morbio, davanti alleffigie della Madonna affrescata sul muro diroccato del distrutto castello. Le due povere fanciulle malate, tormentate dal demonio, sono salite fin da Milano, per essere benedette da don Gaspare dei Barberini, vice-parroco di Morbio, cui sono attribuiti particolari carismi. È stato un viaggio lungo e duro, su strade impervie e pericolose, avvolte nel caldo e nellafa della piena stagione estiva. E mentre pregano avviene il miracolo: la Madonna appare alle due fanciulle e le guarisce. Una vetrata policroma, situata alla sommità dellabside e posata allinizio di questo secolo, illustra e ricorda a chi entra nel santuario di Morbio questo prodigio. Caterina, su una scaletta a pioli, con le braccia distese, estatica e solenne davanti allimmagine della Madonna, ascolta e contempla. Attorno sono le madri e le donne di Morbio, in devoto e meravigliato atteggiamento. Ai piedi della scaletta, Angela, laltra fanciulla ammalata, è distesa assopita, quasi dormisse nellattesa della guarigione. Otto giorni dopo levento la cui eco si diffonde rapidamente nellintera regione e precisamente il 5 agosto 1594, la Curia vescovile di Como istruisce il regolare processo canonico. Lo stesso, sulla base delle varie testimonianze, riconosce la verità dei fatti accaduti e la loro natura prodigiosa e soprannaturale. La costruzione del santuario inizia subito: il 29 luglio 1595, anniversario dellapparizione e del miracolo, viene posata la prima pietra del nuovo edificio, che verrà consacrato dal vescovo di Como, Filippo Archinti, il 6 maggio 1613. Lo stesso presule dirà, nel corso di una successiva visita dieci anni dopo: «Avvi qui una delle chiese più belle di tutta la diocesi, degna di qualsiasi città insigne». La facciata è di tipo ancora rinascimentale, con solenne cupola e torre campanaria congiunta alla chiesa. L' interno è ad una navata con presbiterio e quattro cappelle minori, rispettivamente dedicate a Santa Maria dei Miracoli, a San Giuseppe, a San Carlo, ai santi Pietro e Paolo. Stucchi, decorazioni ed affreschi conferiscono preziosità e ricchezza a questa chiesa, che colpisce per la sua profonda armonia e per la minuziosa cura del minimo particolare. Vi lasciarono il segno del loro genio artistico il Petrini di Carona, il milanese Filippo Abbiati, il comasco Carlo Gaffuri, Francesco Torriani, Paolo Recchi e lo stuccatore Agostino Silva, dellimportante casato di artisti di Morbio. Separato dalla chiesa da un piccolo corridoio sta loratorio degli «ex voto», che testimoniano la devozione dei fedeli e la loro gratitudine. La festa della Madonna dei Miracoli si celebra ogni anno il 29 luglio, preceduta da una preziosa novena di riflessione e preghiera. Particolare lo stile della giornata, che vede un forte afflusso di pellegrini già durante la notte. La prima Messa infatti viene celebrata alle tre del mattino e poi, per lintera giornata, le celebrazioni si susseguono, quasi scandendo le ore, fino alla sera. Al ritorno della notte ha luogo la tradizionale processione per le vie del paese, tutte addobbate a festa, con la caratteristica dei «quadri viventi», portata a Morbio da monsignore Alfredo Noseda, che diede, nei suoi sessantanni passati quale parroco di Morbio (amava definirsi «il castellano della Madonna»), un impulso notevole alla vita di questo santuario. Portoni, piazzali, contrade, rientranze di vicoli diventano altrettanti scenari per ripresentare «un evento o una parabola del Vangelo», un «mistero del rosario», un «fatto della vita di un santo», «il miracolo di Morbio». Allaltare della Madonna in santuario, collocato in una rilevante cornice rossa di Arzo, sta laffresco della Madonna del latte, davanti al quale pregarono le due fanciulle milanesi. Un affresco semplice, dove il colore ha una funzionalità armonica e delicata. Lo sfondo del dipinto è di un azzurro vaporoso; la Madonna porta una veste di color rosso oscuro e, allacciato sul petto, scendendo per le spalle, viene a raccogliersi sulle ginocchia, un manto ceruleo chiaro, mentre un nastro dorato raccoglie dietro il capo i capelli biondi. Il Bambino porta una semplice vestina gialla, stretta ai fianchi da una fascetta dello stesso colore. Non conosciamo il nome del discreto pittore che eseguì laffresco, presumibilmente nel XV secolo, ma lopera stessa illustra la semplicità e la serietà della sua devozione. La Madonna è rappresentata in atteggiamento profondamente materno, mentre allatta Gesù. Il suo sguardo è serio e sereno ad un tempo, infonde fiducia e sicurezza, richiama dolcezza ed è ricco di pace. I sobri colori accennati, via via leggermente sfumati dal tempo, conferiscono una dimensione mistica allinsieme, che invita alla preghiera e al silenzio. Il 29 luglio 1927 leffigie venne incoronata e in quelloccasione il vescovo Aurelio Bacciarini pronunciò queste parole ancora attuali: «Non date la colpa ai tempi! I tempi li facciamo noi. Comunque corrono, se si vuole davvero, si può ancora rivedere nelle nostre parrocchie la vita cristiana dei nostri morti. Vorrei che il primo paese che dona lo spettacolo della risurrezione della fede dei morti, fosse il paese di Morbio, il paese che possiede un Santuario, con la Vergine incoronata di gloria!» |