Il
culto mariano con il cristianesimo
II
cristianesimo penetrò nella Svizzera tra la fine del III secolo e l'inizio del
IV, per opera di mercanti e soldati provenienti dall'Italia. La partecipazione
di S. Teodoro, vescovo di Octoduro (oggi Martigny), al concilio di Aquileia del
381, è una delle tante testimonianze che la fede cristiana, al IV secolo, era
già diffusa e ben organizzata nelle varie regioni della Svizzera. D'altronde
anche i vescovi di Ginevra, di Coira e degli Elvezii della stessa epoca
partecipavano ai concili o sinodi italiani, in particolare a quelli di Milano.
È da supporre che il culto mariano sia entrato in Svizzera con il
cristianesimo,
ma un documento sicuro viene dato da una chiesa consacrata alla Vergine il 24
giugno del 587 nella località di Payerne da S. Mario, vescovo d'Avenches, città
gallo-romana e capitale degli Elvezii, sede nel secolo X di un'importante
abbazia, di cui si è festeggiato il millenario nel 1963.
Il
culto mariano
A
partire dal secolo VIII sorsero e si moltiplicarono fino al XV le fondazioni
di abbazie, monasteri e conventi di Benedettini, Cistercensi, Premostratensi,
Certosini, Francescani, Domenicani, Agostiniani, che facevano a gara nel
costruire chiese e santuari in onore di Maria e nel diffondere tra il popolo
una vigorosa pietà mariana. Einsiedeln, Disentis, Coira, Payeme, S.
Gallo, Rheinau, Muri, Engelberg, ecc. brillarono per la loro grande forza di
attrazione
mariana e di "marianizzazione" dei costumi e delle istituzioni
pubbliche.
Nel monastero di Einsiedeln si conservano ancora i testi originali
di
"Proclami" di principi, conti, baroni, borgomastri, per ordinare ai
sudditi di andare in processione o in pellegrinaggio al santuario a piedi o con
mezzi di trasporto, scalzi e in abito penitenziale, per ottenere la liberazione
dal flagello della peste, per le sorti favorevoli di una guerra, per il buon
raccolto, per l'unità e la pace dei Cantoni. Le feste mariane venivano protette
con leggi e si prescrivevano anche le regole dello svolgimento e della
partecipazione. Ad una processione ogni famiglia doveva mandare un uomo adulto
ed onorato; i sacerdoti dovevano pregare ad alta voce. Nel colmo di una
battaglia un gruppo di donne era destinato a pregare in tutte le ore del
giorno e della notte fino alla vittoria. Inoltre, chi profanava il nome di
Maria veniva severamente punito e a chi aveva commesso un atto d'ingiustizia
s'imponeva un pellegrinaggio di penitenza. Queste prescrizioni, avvalorate
dall'esempio di chi le promulgava, contribuivano alla crescita e al fervore
del culto mariano popolare. L'anima del popolo si rivelava nell'invocare la
Vergine con i titoli più belli: "Santa Maria della Salute, delle
Grazie, della Misericordia, del Riposo, del Buon Consiglio, del Buon Soccorso,
della Neve, dei Sette Dolori". Dimostrava la confidenza nella sua
potente intercessione presso Dio con l'offrire nei santuari a lei dedicati
numerosi
ex voto in cera, in legno, in vesti preziose, in oggetti d'oro e d'argento.
Alla Madonna venerata nella chiesa dei Francescani a Lucerna furono offerte le
bandiere prese agli Austriaci a Sempach e al duca di Borgogna, Carlo il
Temerario (1423-1477), a Grandson, a Morat, a Nancy. A Nostra Signora degli
Eremiti di Einsiedeln si donarono preziosissime vesti e lo stesso trono di
Carlo il Temerario.
È
superfluo ricordare i grossi ceri che venivano ufficialmente offerti dagli
stessi Cantoni e le piccole lampade che si lasciavano ardere davanti alle
immagini
in occasione di un grave problema familiare, di un esame scolastico o di una
operazione chirurgica.
La riforma protestante e
la difesa dei cattolici
La
storia svizzera registrò una svolta significativa con l'inizio del 1500. Il trattato di Basilea del 1499 sancì
definitivamente l'indipendenza dei cantoni svizzeri dall'impero. Anche la vita
spirituale del Paese abbastanza fiorente, ma forse troppo formalistica, sarebbe
stata ben presto soggetta a dei cambiamenti e influenzata dalla riforma
protestante, che ebbe i suoi massimi esponenti soprattutto in
Zwingli a Zurigo
e Calvino a Ginevra. A quel tempo la decisione sulla religione da adottarsi non
spettava alle singole coscienze, ma alle varie assemblee cittadine che spesso,
o per timore o perché interessate, passavano alla Riforma e ciò comportava
innanzi tutto la distruzione degli altari e delle immagini. In tal modo le principali cattedrali mariane
vennero occupate dai protestanti, che si fecero scrupolo di ridurre in pezzi o
bruciare le immagini mariane. Molte
statue però vennero sottratte per tempo alla furia iconoclasta dei protestanti;
in altri casi il clero o i fedeli stessi, per non abbandonare la fede dei
padri, andarono in esilio, recando con sé le immagini venerate. Nonostante la
forza dei riformisti, i cattolici riuscirono a difendere alcune delle proprie
posizioni e nel 1531 li sconfissero a Kappel; inoltre stabilirono la propria
egemonia nel Ticino, laddove era ben presente l'influsso della vicina Lombardia
e della grande figura di san Carlo Borromeo.
Nei
Cantoni cattolici una nuova fioritura di santuari mariani
Nei
cantoni rimasti cattolici la vita cristiana rifiorì e parallelamente sorsero
numerosi nuovi santuari mariani (nel Ticino circa duecento!). Nel 1600 e nel
1700 la Svizzera, grazie alla sua neutralità nei confronti degli altri paesi,
riuscì a garantirsi un periodo di relativa tranquillità. Nel 1600 i nuovi
santuari furono ancora più numerosi che nel secolo precedente: forse un terzo
circa dei santuari svizzeri risale a tale epoca. Sorsero per iniziativa dei cittadini e più spesso degli ordini
religiosi, dei francescani in particolare, che contribuirono molto a ridare
vitalità al cattolicesimo svizzero. Anche nel 1700 si costruirono molti santuari mariani. Fu in questo periodo che si diffuse il
caratteristico barocco nordico, dalla fantasiosa ed esuberante decorazione
interna. La maggior parte dei santuari
svizzeri si presenta con questo stile e l'esempio più significativo consiste
nella grandiosa abbazia di Einsiedeln.
Il
ritorno della libertà religiosa
Le basi del moderno Stato elvetico furono gettate nel 1798 con la proclamazione di una repubblica modellata su quella francese. Le riforme nella Costituzione svizzera imposte da Napoleone garantirono una certa tolleranza religiosa. Così fu possibile, pur fra peripezie e ritorni violenti di intolleranza, ricostruire la gerarchia cattolica nei cantoni protestanti. Nella seconda metà del secolo XIX, la Svizzera beneficiò non solo del nuovo clima di tolleranza religiosa ma anche di un processo di democratizzazione e di crescita economica. Successivamente ebbe la fortuna di riuscire a superare i due conflitti mondiali mantenendo la propria neutralità e poté così anche svolgere il suo prezioso compito di assistenza attraverso la Croce Rossa. Ai nostri giorni, la peregrinatio Mariae, organizzata dai Gruppi di Preghiera di Padre Pio fra i lavoratori italiani emigrati in tale nazione, sta coinvolgendo in modo massiccio la popolazione svizzera.