NOSTRA SIGNORA DELL'ANNUNCIAZIONE - Tinos

A Tinos, una piccola isola dell'arcipelago delle Cicladi, sorge il santuario nazionale dedicato alla Panaghia Evanghelistria, che significa "Tutta santa dell'Annunciazione". 

Situata nei pressi della celebre Delos, Tinos ebbe vari nomi nell'antichità greco-romana: Ophiussa perché infestata da serpenti; Hydrussa perché ricca di sorgenti di acqua; Anemussa perché il vento o la brezza vi soffiano implacabilmente. Governata da Venezia per molti secoli a partire dal 1207, passò sotto la dominazione turca nel 1714 e fu chiamata Istendil. Dopo il Risorgimento greco, Tinos ebbe l'ultimo appellativo "l'isola della Madonna " per le sue 1.500 chiese e monasteri e soprattutto per il suo santuario della Panaghia Evaghelistria realizzato dietro fatti prodigiosi. Infatti nel 1822, una santa religiosa, di nome Pelagia, del monastero ortodosso di Kechrovunio, fu favorita da parecchie visioni della Santa Vergine, che le indicava di parlare col vescovo Gabriele e con le autorità dell'Isola perché vi facessero degli scavi un una chiesa in rovina allo scopo di trovarvi una sua icona. 

I lavori di ricerca iniziarono immediatamente fra l'entusiasmo di tutta la popolazione; nel settembre 1822 e il 1° gennaio 1823 fu posta la prima pietra di una chiesa consacrata alla Zoodocho-Pighi, cioè alla Sorgente che dona la vita. Finalmente il 30 gennaio 1823 fu scoperta in due pezzi l'icona dell'Annunciazione: l'arcangelo Gabriele offre a Maria con la mano sinistra un giglio a tre fiori e tende la mano destra verso il cielo; la Vergine in ginocchio con la mano destra sul petto distende la sinistra in basso lungo il corpo. In tutta l'isola vi fu una grande esplosione di gioia. Numerosi fedeli, il vescovo, il clero e le autorità civili accorsero a venerare l'immagine e si verificarono guarigioni prodigiose di mali incurabili e di cecità totale. 

I competenti in storia ecclesiastica rivelarono che la sacra icona apparteneva ad una chiesa bizantina distrutta nel X secolo dai Turchi, per cui tutti i presenti si meravigliarono nel constatare che per più di 850 anni l'icona era restata sepolta nel suolo e né la terra né l'umidità l'avevano minimamente alterata. Dopo la scoperta fu decisa la costruzione d'una grande chiesa a fianco della cappella di Zoodocho-Pighi, utilizzando marmi e colonne degli antichi templi di Delos e del tempio di Nettuno di Tinos. 

Il santuario fu terminato nel 1830 e, dopo averlo arricchito nel suo interno d'oro e di pietre preziose, vi si pose la santa icona. Nel 1835, un decreto reale lo dichiarò: Pellegrinaggio di tutti gli Ortodossi, mentre i cattolici l'hanno chiamato la "Lourdes dell'Egeo" per la sua ideale somiglianza alla spiritualità caratteristica del santuario dei Pirenei: penitenza, conversione, riconciliazione, fiducia e speranza nell'intercessione della Vergine Maria per tanti afflitti e malati. 

Nel 1972, un altro decreto reale ha definito l'isola di Tinos "Isola Sacra" in onore della sua icona miracolosa. Il santuario è una candida mole, circondato da vasti locali per l'accoglienza di pellegrini e da una doppia scalinata; domina col suo campanile il capoluogo che si estende ad anfiteatro su una tranquilla baia. 

Nell'interno, verso il centro, si erge il trono dell'Evanghelistria, un ricco tabernacolo mar­moreo, che contiene l'icona della Vergine Annunziata quasi completamente coperta di gioielli tanto che appena se ne può distinguere il sacro volto. 

Vi si accede direttamente per un viale spazioso asfaltato che, in ricorrenze solenni, diventa il teatro di scene particolarmente commoventi: giovani che salgono, trascinandosi ginocchioni; adulti in tuniche nere per sciogliere un voto; malati distesi sui loro lettini, all'ora della processione, perché la sacra effigie si posi sui loro corpi; pellegrini che le indirizzano ad alta voce invocazioni e suppliche. Nell'interno il pellegrino anche più superficiale si sente commosso, quasi suggestionato dall'atmosfera di fede che vi si respira: ex voto di ogni genere, specialmente navi in miniatura, sono appesi dovunque; candele e lumi ad olio risplendono in ogni angolo; fedeli a piedi nudi che versano dell'olio profumato o fanno delle incensazioni davanti all'edicola sacra. Sull'isola è presente anche un santuario cattolico, Nostra Signora di Brysi.