Il territorio polacco occupa la sezione intermedia della grande fascia pianeggiante che si estende dal mare del Nord agli Urali. Ancora pagani fino all'inizio del sec. IX, i polacchi cominciarono ad accogliere il cristianesimo di rito slavo per opera di S. Metodio, la cui azione evangelizzatrice ebbe per risultato la conversione a Cristo delle tribù della regione di Cracovia, cui seguì più tardi tutta la popolazione polacca. Nel frattempo si costituiva sulle rive della Warta un centro politico importante ove sorse quella dinastia nazionale dei Piasti che creò il primo saldo nucleo dello stato polacco.
Polacco e cattolico si identificano
La
Polonia, dal momento del suo battesimo, è rimasta sempre cattolica,
tanto da non smentire mai, nel corso dei secoli, quel detto diffuso in tutta
Europa: "Polonus et catholicus unum idemque sunt" (Polacco e
cattolico si identificano). La Madre di Dio è entrata subito intimamente nella
vita familiare e sociale, privata e pubblica dei Polacchi; ha esercitato il
suo influsso nelle consuetudini; ha ispirato la cultura e dato una forza
creativa alle arti. E' una convinzione comune che Maria intervenga attivamente e
decisamente nella vita di ogni uomo e che la sua potente intercessione sia
indispensabile in ogni circostanza. Infatti, nei secoli passati, il contadino
non seminava il grano se prima non l'aveva fatto benedire nella festa della Natività
della Vergine; il costruttore edile poneva le travi di legno sui tetti solo
dopo averne annerite le parti esterne alla fiamma della gromnica - il
cero benedetto nel giorno della Candelora - quasi per una specie
d'immunizzazione dall'acqua piovana e da eventuali incendi; erbe, fiori e
primizie si deponevano negli altari di Maria per ringraziarla e ottenerne la
materna assistenza sui frutti delle proprie fatiche.
La
prima chiesa consacrata all’Assunta
La
prima chiesa costruita in Polonia, a Gniezno, antica capitale, fu consacrata
all'Assunta, il cui culto, fin dai tempi più remoti, non è stato mai
messo in dubbio, perché ha sempre rappresentato in Polonia una promessa, una garanzia,
una prova della nostra risurrezione. Non c'è grande città, infatti, che non
abbia una chiesa dedicata a questo confortante mistero. Da qui si spiega forse
il coraggio leggendario che, nel corso dei secoli, slanciò i Polacchi
all'assalto di posizioni inespugnabili, che fece loro sfidare la morte nelle
guerre contro i Turchi.
E'
mariano il primo testo in polacco
La piena cristianizzazione della Polonia non
fu tuttavia immediata né facile, per cui i primi documenti sono piuttosto
scarsi. E’ interessante però notare
come il componimento poetico più antico in lingua polacca sia un inno mariano
cantato tuttora, dal titolo «Begurodzica» (Madre di Dio); la prima
strofa dice: «Madre di Dio, Vergine, glorificata dal Signore, Maria, facci grazia. Kyrie eleison».
La diffusione del culto mariano
Nel primo periodo della diffusione del
culto mariano in Polonia si distinsero i cistercensi: le loro chiese erano
tutte dedicate alla Vergine e la vita dei monaci era tale da renderli molto
vicini al mondo rurale. Facilmente le
usanze mariane ancora presenti in tale ambiente risalgono a quel periodo.
(Alla fine del 1300 ebbe inizio la
costruzione del santuario di Jasna Gora (Chiaro Monte), nei pressi di
Częstochowa. Il celebre monastero
venne fondato da un gruppo di monaci paolini (un ordine di origine ungherese),
inviato in Polonia da Luigi d'Angiò, allora re d'Ungheria e di Polonia. Alla sua morte il regno si espanse
ulteriormente in seguito al matrimonio della regina Hedwige con il granduca di
Lituania, Ladislao II, e così anche la Lituania arrivò verso un processo di
cristianizzazione. L'età degli
JagelIoni, che durò fino alla morte di Sigismondo II Augusto (1572), fu
caratterizzata da una grande fioritura culturale e dalla prosperità
economica.
Devozione
e fierezza
Nella prima metà del 1500 la Rifoma luterana
si affermò soprattutto fra la nobiltà e il ceto colto delle città
settentrionali ma il popolo rimase tenacemente attaccato alla fede cattolica. Una riaffermazione della
Chiesa cattolica si registrò verso la fine del secolo, soprattutto ad opera dei
gesuiti, che valorizzavano molto i santuari mariani. In quel periodo la devozione mariana subì una svolta
importante. I polacchi, circondati da
popolazioni non cattoliche, si sentivano un po' come il baluardo del cattolicesimo,
investiti del compito di difendere la Chiesa e Maria, la Regina della Polonia
di cui si consideravano i cavalieri. La migliore espressione di questo spirito
cavalleresco si ebbe nel 1683, quando il re Giovanni Sobieski accorse con il
suo esercito in difesa di Vienna minacciata da un'enorme armata turca. Il suo
intervento fu decisivo e la grande vittoria influì in maniera rilevante sulle
sorti di tutta l'Europa.
L'espansione della Polonia
verso i territori dell'Est (Russia attuale) per poco non fu la causa della sua
totale rovina. Sotto re Giovanni
Casimiro (1648-1668) l'esercito polacco fu gravemente sconfitto dal risorto
impero zarista e quasi contemporaneamente attaccato da nord dagli svedesi, che
nel giro di pochissimo tempo occuparono quasi tutto il Paese. Quel periodo, che
diede origine a un'epopea, è indicato significativamente con il termine
"diluvio". In questa occasione così tragica avvenne un fatto che mise
in luce la profondità dell'attaccamento polacco al culto mariano e al suo
principale centro di irradiazione, rappresentato dal santuario di
Częstochowa. La marcia
dell'esercito svedese, che sembrava inarrestabile, si bloccò sotto le mura del
monastero di Jasna Gora, che nel dicembre del 1655 resistette agli assalti
nemici.
Il fatto militare in sé fu
modesto, ma il significato che esso assunse fu enorme: Maria non aveva permesso
che la "reggia" del suo regno cadesse in mano nemica. La popolazione e l'esercito ripresero coraggio
e nel giro di qualche mese le truppe svedesi dovettero sgomberare la Polonia.
Il re Casimiro, il l° aprile
dell'anno seguente, nella cattedrale di Leopoli (Lwów), consacrò la nazione
alla Vergine, riconoscendo nel "diluvio" un castigo per le
ingiustizie commesse nei confronti dei contadini, ridotti in schiavitù, e
promettendo di adoperarsi in loro favore.
Il 1700 fu caratterizzato da
pressanti ingerenze straniere negli affari interni polacchi (successioni al
trono, programmi di riforme costituzionali); alla fine del secolo la Polonia
cessò di esistere come nazione indipendente e fu divisa fra gli stati
confinanti: la Russia, la Prussia e l'Austria.
Tale situazione durò praticamente fino al 1918 e il Paese, anche se con
intensità variabile, fu sottoposto ad una massiccia opera di germanizzazione a
Occidente e di russificazione a Oriente, volta a cancellare dall'animo della
gente l'idea stessa della nazione. In quel lungo e tribolato periodo il culto a
Maria, in cui si esprimeva l'incontrollabile certezza che la Vergine non
avrebbe mai permesso la dissoluzione del suo regno, sorresse gli animi anche
davanti alle prove più dure e alle smentite apparenti della storia. A loro
volta i patrioti e gli stessi poeti e scrittori prendevano coraggio e
ispirazione dal costante e profondo legame da sempre esistente tra la Polonia e
la Vergine. Anche nelle prigioni
zariste o in esilio nelle gelide e sterminate steppe della Siberia erano
accompagnati e confortati dall'immagine di Maria.
L’apparizione della Vergine a Gietrzwald
Negli ultimi decenni del secolo XIX, all'epoca di Bismark,
il famoso «Cancelliere di ferro», la
zona polacca posta sotto l'appena costituito impero tedesco venne
massicciamente germanizzata, tanto che si proibì l'uso della lingua polacca.
Nel 1877, a Gietrzwald, la Vergine apparve a due fanciulle parlando in polacco
- quindi "trasgredendo" l'odiata legge - e, presentandosi come
l'Immacolata Concezione, raccomandò di convertirsi e di astenersi dagli
alcolici. Nonostante il rigore della
polizia che arrivava persino a multare i pellegrini, il fenomeno ebbe una
risonanza immensa e praticamente vanificò i tentativi di sopprimere la cultura
polacca.
L’indipendenza della
Polonia
Con il 1918 la Polonia divenne
una nazione indipendente e una delle prime iniziative dell'episcopato fu quella
di chiedere alla Santa Sede l'istituzione della festa della Beata Vergine
Regina della Polonia (3 maggio), come segno di ringraziamento alla Madonna per
la recuperata libertà.
La luce nelle tenebre
La seconda guerra mondiale
rappresentò per la Polonia un secondo e forse peggiore "diluvio"; il
significato della fede e del culto mariano a quell'epoca si può sintetizzare
con questa frase che lo spietato governatore tedesco Frank ha scritto nel suo
diario: «In un'epoca in cui la Polonia fu totalmente sommersa dalle tenebre, una
luce è rimasta sempre accesa: il santuario di Częstochowa e la Chiesa». La
Polonia ritornò indipendente nell'ultimo dopoguerra, ma con un governo
comunista imposto da Mosca che lo sorvegliava e condizionava pesantemente. In
questo periodo la nazione trovò nel cardinale Stefan Wyszynski una personalità
di eccezione, che seppe interpretare e alimentare lo spirito della
nazione. Egli fece leva sul culto
mariano per rinsaldare la fede e fortificarla di fronte alla violenza e alle
lusinghe del governo comunista.
Nel 1956, in occasione della
ricorrenza dei trecento anni dal voto di re Casimiro, il cardinale lanciò la
"novena" per il millennio dell'evangelizzazione della Polonia
(966-1966): essa sarebbe durata nove anni e consistita in una "peregrinatio", parrocchia
per parrocchia, di una copia dell'immagine di Częstochowa, oltre a un
vasto programma di rinnovamento spirituale e sociale.
Il
primo papa polacco
Nel 1978, l'elezione dell'arcivescovo di Cracovia cardinale Karol Wojtyla al soglio pontificio parve un'ulteriore prova dell'incoraggiamento celeste alla lotta per la fede del popolo polacco. La forte spiritualità mariana di Wojtyla è espressa emblematicamente nel suo stemma «Totus tuus» (Tutto tuo, sottinteso: o Maria), che si rifà non solo al Montfort, ma a tutta la tradizione mariana della sua patria.
Il giorno forse più profondo e
intenso vissuto dalla nazione polacca nella sua storia fu il 3 maggio 1979,
quando Giovanni Paolo Il, nel corso del suo primo viaggio apostolico in patria,
tornò pellegrino a Częstochowa, attorniato da una folla immensa. Le sue parole esprimevano quanto tutti i
polacchi avevano allora nel cuore: «Che cosa debbo dire io, Giovanni Paolo II,
primo papa polacco nella storia della Chiesa?
La chiamata di un figlio della nazione polacca alla cattedra di Pietro
contiene un evidente e forte legame con questo luogo santo, con questo
santuario di grande speranza... Ti consacro Roma e la Polonia, unite,
attraverso il tuo servo, da un nuovo vincolo d'amore».
Le parole riportate qui sopra
suonano decisamente profetiche, e del resto tutti riconoscono il ruolo svolto dalla Polonia e in particolare da
Giovanni Paolo Il in quest'ultimo scorcio di secolo. Egli è ben cosciente di essere polacco e di incarnare lo spirito
della sua patria.
Questo significato attribuito agli ultimi avvenimenti nei paesi dell'Est ha avuto come sua consacrazione l'invito ai giovani a unirsi ai pellegrini polacchi il 15 agosto 1991, per celebrare la quarta Giornata della Gioventù. Il santuario di Częstochowa, luogo emblematico della storia europea, in quel giorno ha rappresentato il cuore del mondo e un punto di partenza per la costruzione di una nuova realtà: «L'Europa cerchi l'unità per il suo futuro - ha detto il Papa ai giovani - e per il bene dell'intera famiglia umana, ritornando alle proprie radici cristiane».