II
popolo russo, fin dalla sua evangelizzazione (sec. X), ha professato una
profonda devozione verso la Madre di Dio, tanto che il filosofo Nicola Berdiaev
(1874-1948) ha potuto scrivere che "la Russia è più mariana che
cristiana".
E l'ideologo marxista Massimo Gor'Kij (1868-1936), nella sua grande opera
rivoluzionaria "La Madre" (1907), ha dovuto riconoscere che la
Madonna è in Russia "il nemico invincibile", perché con la sua
semplicità, il suo amore e perdono, ella è riuscita a sedurre gli uomini e
soprattutto a ridurre il cuore delle donne in schiavitù per tutta la vita.
Mille anni di cristianesimo
La Russia si aprì al cristianesimo nel 988
per volere del gran principe di Kiev, Vladimir, e dietro le insistenza e le
preghiere di sua nonna Olga, già cristiana.
Il principale strumento di catechesi dei missionari greci e bulgari
furono le icone, in specie quelle mariane, già presenti in quel periodo e poi
tipiche della spiritualità del popolo russo. La prima chiesa mariana di cui si
ha memoria fu fatta erigere dallo stesso Vladimir all'epoca della conversione
nel 990; era detta chiesa della «Desityna», ossia della decima, perché
costruita con i proventi di tale tassa.
Il successore di Vladimir, Jaroslav il Saggio (1015-1054), fece costruire
la chiesa metropolitana di Kiev, chiamando da Costantinopoli i migliori
architetti e mosaicisti. Benché tale
chiesa sia dedicata alla Sapienza divina (Sofia), il grandioso mosaico della
Vergine orante che campeggia nell'abside colpì tanto i fedeli che il culto
mariano vi divenne prevalente. Tale
immagine musiva è tuttora chiamata «Muro incrollabile» e sta a testimoniare la
costante protezione di Maria sulla città di Kiev.
Un
altro importante luogo di culto è tuttora il monastero delle Grotte che sorge
su una collina nei pressi di Kiev; la chiesa dedicata all'Assunta è sempre
stata un importante luogo di pellegrinaggio; il monastero ebbe a sua volta un
ruolo determinante nello sviluppo del monachesimo in Russia.
La protettrice della terra
russa
Il
grande movimento migratorio che si manifestò nei secoli X e XI verso gli
immensi territori posti a nord est fece sì che il centro della Russia si
spostasse da Kiev alla zona di Mosca, che allora era poco più che un villaggio. Fra i nuovi centri emergono Suzdal e poi
Vladimir. Le cattedrali di ambedue le
città furono dedicate all'Assunta; fra le due, la più famosa divenne quella di
Vladimir, che, con la sua struttura a cubo sormontata da una grande cupola
centrale e da altre quattro più piccole poste agli angoli, fissò il modello
della chiesa russa, imitato infinite volte lungo i secoli. Ma la cattedrale di
Vladimir è soprattutto importante perché vi fu collocata la celebre icona della
«Madonna della tenerezza» tuttora universalmente conosciuta come «Madre di Dio
di Vladimir». Quest'icona, che
costituisce una delle più alte espressioni dell'arte bizantina e forse
dell'arte di tutti i tempi, si è diffusa più di ogni altra in tutto il
territorio russo e in questi ultimi decenni anche in Occidente attraverso una
serie infinita di riproduzioni. La
cattedrale di Vladimir divenne un grande centro di pellegrinaggio e
specialmente nei giorni di festa le folle che accorrevano erano tanto grandi da
creare notevoli problemi di ordine pubblico.
Il
principe Andrej Bogoljubskij (1157-1174), al quale si deve l'ascesa della città
di Vladimir, fece introdurre in Russia la festa della Protezione della Madre di
Dio (in russo Prokov); essa ebbe una diffusione vastissima, divenendo la più
popolare fra le feste mariane. Con
questo titolo vennero erette numerosissime chiese, fra cui la celebre
cattedrale di San Basilio, in origine dedicata alla Protezione della
Vergine. Questo stupendo edificio, che
si affaccia sull'immensa Piazza Rossa di Mosca, compendia in sé gli elementi
tipici dell'architettura russa, resi con un gusto per il fasto tutto orientale.
Lo
spostamento del centro politico a nord est portò alla decadenza di Kiev e alla
formazione di un'entità nazionale distinta, l'Ucraina o Piccola Russia
(contrapposta alla Grande Russia).
Essa, dopo alterne vicende, venne a far parte, assieme alla Bielorussia
(o Russia Bianca), del principato di Lituania, allora ancora pagano.
Nel
corso del XIII secolo l'intera Russia e buona parte dell'Europa orientale
vennero invase dagli eserciti tartari (o mongoli). Kiev, Suzdal, Vladimir e tante altre città furono distrutte. Tuttavia questo è anche il periodo in cui
con più frequenza, davanti allo strapotere del nemico, si sperimentò
l'efficacia della protezione della Beata Vergine, presente attraverso le sue
icone. Anche il fatto che un'icona si
fosse salvata dalla distruzione era già considerato un segno celeste, come
avvenne per quella di Vladimir, per il «Muro incrollabile» di Kiev, per l'icona
di Kursk, ecc. La città di Mosca, ormai
avviata a divenire il nuovo e definitivo centro della Russia, attribuì la sua
salvezza dalle orde del terribile Tamerlano all'icona di Vladimir, che per
l'occasione era stata portata in città.
Il culto delle icone
Ogni
casa russa, per quanto povera, ha sempre la piccola iconostasi domestica, posta
nell'angolo più dignitoso della dimora, detto «angolo bello»; questo uso
perdura tutt'oggi nelle case dei credenti.
Fra le icone non manca mai quella della Madre di Dio. L'icona non è un
ornamento, ma una presenza viva, la parte integrante della vita domestica. Nessun atto importante viene compiuto in
assenza dell'icona: vien tolta
dall'«angolo bello» e posta accanto al giaciglio di un membro della famiglia
malato o moribondo: con essa si benedicono i fidanzati o un familiare che deve
intraprendere un viaggio, oppure partire militare; accompagna inoltre la famiglia in
visita ai propri defunti; è presente alla stesura di un contratto e alla
conclusione di un affare. Le icone miracolose avevano tutte una o più feste. Attualmente il calendario del Patriarcato di
Mosca ne riporta duecentosessanta, ma sono soltanto le principali, perché le
icone miracolose sono almeno un migliaio, ognuna con la sua festa, perciò ogni
giorno se ne commemora più di una.
Diversamente da quanto avviene in Occidente, in cui spesso l'oggetto di
culto è il luogo stesso, oppure una reliquia, in genere in Oriente e
soprattutto in Russia, i pellegrini andavano a venerare quasi esclusivamente le
icone (mai una statua e raramente un bassorilievo). I pellegrinaggi in Russia
erano particolarmente difficoltosi, a causa del clima e delle distanze; inoltre
non esistevano forme di associazione.
Nonostante questo, i pellegrini erano numerosissimi e percorrevano la
Grande Russia, incuranti delle enormi difficoltà che dovevano affrontare. La
figura del pellegrino (bogomol, che andava da un santuario all'altro, spesso
con alle spalle una vita di peccato da espiare) era quanto mai comune e tipica
della spiritualità russa. Dove egli
bussava era sempre accolto come un inviato del Signore e assistito con amore e
quasi con venerazione.
Mosca
come terza Roma
E' con l'avvento di Ivan III il Grande
(1462-1505) che si conclude definitivamente il giogo mongolo e che ha inizio lo
Stato nazionale russo. E’ un momento di splendore e di espansione territoriale
per la Moscovia e Ivan III fa chiamare architetti italiani per fortificare e
abbellire la capitale. Fra di essi
divenne celebre il bolognese Aristotele Fioravanti, cui si deve la famosa
cattedrale dell'Assunzione del Cremlino inaugurata nell'anno 1480, che
diventerà la chiesa ufficiale dell'impero. In questo periodo molte delle icone
più venerate in Russia furono trasferite nella capitale per garantirle la
protezione della Vergine. La celebre
immagine di Vladimir era già stata portata a Mosca nel 1395, in occasione
dell'assedio posto da Tamerlano alla città; da allora rimase a Mosca, venerata
come il "palladio" della Russia.
Maria facilita l'unione con
Roma
Dopo un primo tentativo al concilio di Firenze (1438-1445), nel sinodo di Brest-Litovsk (1596) quasi tutti i vescovi dei territori dell'Ucraina e della Bielorussia, che erano sotto il regno polacco-lituano, accettarono l'unione con Roma. Ovviamente non mancarono le opposizioni, che spesso sfociarono anche in fatti di sangue. Durante una di queste, nel 1623, fu barbaramente assassinato san Giosafat, vescovo di Vitebsk. Il suo martirio, più che nuocere alla causa dell'unione, la facilitò, perché quei prelati stessi che avevano ispirato il suo assass