L'icona fra le più venerate in Russia e le più conosciute in Occidente è quella
di Vladimir, che molti esperti considerano come la più bella pittura
della Madre di Dio. Essa appartiene a quel gruppo di icone dette "Eleousa",
di "bontà e d'amore" o più semplicemente "Madonna della
tenerezza", perché rappresenta la tenerezza e l'amore scambievoli della
Madre e del Figlio. Vi si vede il Fanciullo divino passare il braccio attorno
al collo di sua Madre e premere il volto contro la guancia di Lei. Maria, dagli
occhi melanconici, apparentemente incurante delle tenerezze del Figlio, guarda
lontano, meditando in qualche modo sul destino tragico di suo Figlio,
"segno di contraddizione". Nello stesso tempo, ella si china sul
divino Bambino, cercando da Lui pietà e protezione verso coloro che vengono a
invocarla. Il Cristo, così strettamente avvinghiato a sua Madre, sembra volerla
consolare, conoscendo le sue pene segrete: "A te una spada trafiggerà
l'anima". Come su tutte le altre icone, tre stelle di otto raggi sono
state dipinte sulle spalle e sulla fronte di Nostra Signora, significando la
verginità permanente di Maria, prima, durante e dopo la nascita del Salvatore.
Le origini di questa meravigliosa icona sono passate alla leggenda secondo la
quale essa sarebbe stata dipinta da San Luca su una tavola di proprietà della
Sacra Famiglia di Nazareth. Da Gerusalemme sarebbe stata portata a
Costantinopoli e posta in venerazione nella chiesa detta dell’Eleousa,
fatta costruire da Giovanni II Comneno (1118-1143). Nell'anno 1131 l'immagine
fu mandata in dono nell'antica capitale della Russia, Kiev, e collocata nel
monastero
delle Vergini, dove rimase fino al 1155, quando fu trasferita a Vladimir,
località più al Nord, dalla quale poi prese il nome. Lasciando da parte altre
vicende tristi e liete, come la protezione della Vergine, nel 1164, nella
guerra contro i nemici bulgari, e l'incolumità dell'icona durante l'incendio
del tempio di Vladimir e l'invasione tartaro mongola, nel 1185, la Madonna di
Vladimir fu portata nella cattedrale dell'Assunta di Mosca in soccorso della
città assediata dal tartaro Tamerlano, nell'agosto del 1395. L'icona rimase nel
suo santuario, sopravvivendo miracolosamente ad incendi e saccheggi e ricevendo
gli omaggi e le suppliche dei devoti appartenenti a tutte le classi sociali.
Davanti ad essa venivano incoronati gli zar e scelti i patriarchi della Chiesa
ortodossa, il cui nome veniva scritto
sulla cornice che proteggeva l'icona stessa. Ma, con la rivoluzione comunista,
il 14 dicembre 1918, la splendida icona,
dopo essere stata ben restaurata e liberata dalla risa
(rivestimento metallico con pietre
preziose), fu esposta per decenni nella Galleria d'arte Tretjakov di Mosca, dove è rimasta fino all'aprile 1994,
quando finalmente è stata affidata ad una chiesa ortodossa di Mosca. Pur nella
sua dissacrazione, la miracolosa icona ha continuato ad essere un richiamo alla
fede in Dio, alla preghiera fiduciosa nell'aiuto e nella protezione di colei
che è la Madre della misericordia. Infatti, spigolando riviste italiane e
francesi dagli anni Cinquanta ad oggi, ho trovato episodi commoventi di
cittadini di Mosca che si recavano nella pinacoteca del Tretjakov per pregare
con intensa devozione dinanzi alla Madonna di Vladimir, come se questa si
fosse ancora trovata nella cattedrale della Dormizione o Assunta al Cremlino.
Soprattutto durante il regime ateo, in attesa dell'autobus o passando nelle
adiacenze, i devoti guardavano verso la
Galleria, facevano segni di croce e muovevano le labbra. Quanto ai turisti che
entravano nella Galleria per la visita, le donne si tiravano sul capo il
foulard, gli uomini dimenticavano il cappello nel pullman o inventavano piccoli
stratagemmi per non tenerlo in testa. Questo eccezionale amore dei Russi per la
Vergine di Vladimir (o Vladimirskaja) è messo in evidenza anche dal
fatto che ogni anno si celebrano in suo onore tre grandi feste a ricordo
dei più importanti interventi della Vergine nella storia russa: il 21 maggio,
il 23 giugno e il 26 agosto. La prima ricorda la salvezza di Mosca
dall'incursione dei Tartari sotto la guida del Khan di Crimea Machmet-Ghirej,
avvenuta nel 1521. Gli invasori, avendo visto la Madre di Dio con uno
spaventoso esercito avanzare contro di loro, ebbero paura e fuggirono
immediatamente. La seconda fu istituita in ricordo della liberazione di
Mosca, nel 1480, dall’Orda d'oro, capeggiata dal Khan Achmat. Le ardenti
preghiere rivolte alla Vergine dal principe Ivan III Vasil'evic (1462-1505),
dai suoi soldati e da tutta la cittadinanza, valsero a mettere in fuga i
terribili nemici. La terza festa, il 26 agosto, celebra la salvezza di
Mosca dall'invasione di Tamerlano, nel 1395. Le tre feste hanno una estesa e
significativa ufficiatura propria, per cui sembra opportuno riportare
l'invocazione del tropario principale dell'ufficio della festa del 26 agosto:
"Oggi, luminosa e bella, la gloriosa città di Mosca accoglie come aurora
la tua miracolosa icona, o Sovrana".
Ad essa noi accorriamo e supplici così t'invochiamo: "O
meravigliosa Regina, Madre di Dio, prega Cristo, nostro Dio in te incarnatosi,
di conservare questa città e tutte le città e regioni cristiane libere dalle
insidie nemiche, e di salvare, come il Misericordioso, le nostre anime".
In questi ultimi anni il culto dell'icona della Madonna di Vladimir si è
diffuso dalla Russia in tutto l'Oriente slavo e numerose riproduzioni dipinte
o in stampe a colori si trovano in molte chiese e case dell'Occidente. Lo
stesso sommo pontefice Giovanni Paolo II vi ha contribuito, parlandone nella
sua enciclica "Redemptoris Mater", al n. 34, dove ha voluto ricordare
che la Madonna di Vladimir ha costantemente accompagnato la cristianizzazione
del popolo russo da Kiev a Mosca.