La Slovenia è una piccola repubblica che, secondo i recenti dati statistici, conta circa 1 milione 997 mila abitanti. Situata in una regione di passaggio tra il mondo latino e quello germanico, è arrivata alla sua indipendenza nazionale col plebiscito del 1991, dopo oltre un millennio di dominazione asburgica. Nonostante le guerre secolari contro i Turchi e le violente moderne spinte anticristiane, il popolo sloveno ha conservato la sua sincera fede cattolica (83%) per la sua spiccata devozione mariana. 

S. Modesto, primo evangelizzatore

Infatti, il vescovo S. Modesto, primo evangelizzatore della Slovenia, nel 750 consacrò la prima chiesa in Carinzia alla Madre di Dio, diventata più tardi il celebre santuario "Gospa Sveta", cioè della "Santa Signora". Così pure in Moravia innalzò a Velehrad, sua sede vescovile, la cattedrale dell'Assunta, dando l'avvio ad un grande numero di cappelle e chiese parrocchiali dedicate all'Assunta lungo tutta la vallata dell'Isonzo, dove anche tuttora la solennità del 15 agosto è celebrata con grande fervore ed è comunemente chiamata "il grande giorno di Maria Santissima". Nel 799 il sinodo di Salisburgo, alla cui circoscrizione ecclesiastica apparteneva la Slovenia, decise che si celebrassero solennemente le quattro feste mariane: la Candelora (la Presentazione di Gesù al tempio), l'Annunziata, l'Assunta e la Natività. 

I monasteri: la devozione mariana

Nella seconda metà del IX secolo, il principe sloveno Kocelj e soprattutto i due santi fratelli Cirillo e Metodio, di ritorno da Roma con una eletta schiera dei loro primi discepoli slavi ordinati sacerdoti dal papa Adriano II in Santa Maria Maggiore, dettero un forte impulso alla devozione mariana con canti, preghiere e liturgia in lingua popolare. Alla morte di S. Metodio (885) tale attività apostolica fu così intensamente proseguita dai Benedettini e dai Cistercensi prima, dai Francescani, dai Domenicani e dagli Agostiniani poi, da non ritenere esagerato che tutti i loro monasteri e conventi riuscirono, nel corso di tre secoli, focolari ferventi di culto mariano. Ne è prova eloquente il continuo sorgere di chiese, cattedrali, cappelle, di statue e di immagini poste sugli edifici pubblici e privati, agli incroci di strade di campagna e di città, lungo i percorsi tortuosi e arditi delle montagne. Per darne un'idea basta citare qualche nome: i monasteri benedettini Sveti Jurij ob Jezeru (attorno al 1000), di Sv. Pavel (1091), di Millstatt (1088), di Podkloster (1107), di Gornij grad (1140); i monasteri cistercensi e certosini di Sticna (1136), di Kostanjevica (1234), di Viktring (1142), di Bistra gora pri Vrhniki (1255), di Zice (1151); ; conventi francescani di Ljubljana (1223), di Ptuj (1239), di Celje (1241), di Kamnik e di Maribor (1284); i conventi domenicani di Brezice (1219), di Velesovo (1238), di Studenice (1259) e, infine, i conventi agostiniani di Eberndorf (1186) e di Völkermarkt (1262). 

Gli ordini religiosi

Negli ultimi secoli del Medioevo ebbero grande importanza nella vita religiosa del popolo le confraternite mariane, promosse dai diversi ordini religiosi presenti in quei territori; sono da segnalare quelle dei Sette Dolori, della Purificazione di Maria Santissima delle Grazie.  Sviluppo grandissimo ebbe poi la Confraternita del Rosario, tanto che un proverbio sloveno dice che «i due pilastri della nazione sono la polenta e il rosario»: fino a tempi recenti nei villaggi, alla sera, si diffondeva dalle finestre come un coro di voci che recitavano il Rosario. 

La storia della Slovenia tra Austria e Jugoslavia

Intorno al Mille la Slovenia fu suddivisa in varie signorie rette da feudatari tedeschi, e il loro governo preparò il Paese all'annessione agli Asburgo che nel 1278 sarebbero stati assunti al trono germanico.  Da allora la storia del Paese s'identificò con quella austriaca. Fa eccezione il periodo del regno napoleonico sulle province illiriche, compreso tra il 1809 e il 1813, e quello intercorso tra il 1918 e il 1991, durante il quale la Slovenia fu una delle repubbliche federate di Jugoslavia.  

Il culto mariano come difesa religiosa e militare

Per la sua posizione la Slovenia fu direttamente interessata dalle invasioni turche, che puntavano verso Vienna, cuore dell'impero occidentale.  Il culto mariano ebbe in questa circostanza una duplice funzione di difesa religiosa e militare.  Dal punto di vista religioso la devozione all'Immacolata sostenne il popolo nella resistenza contro gli invasori: la vittoria del 1683, sotto le mura di Vienna, fu fortemente sentita in Slovenia e fu attribuita all'intercessione della Vergine Immacolata; a lei fu dedicata una colonna nella piazza principale di Lubiana e alla sua inaugurazione il popolo si impegnò a difendere sempre l'onore della Madonna. 

La riforma, l’Austria, la II guerra mondiale, il comunismo  non intaccano il culto mariano

All'epoca della Riforma, i Protestanti si accanirono contro il culto mariano, ma non riuscirono ad intaccarlo minimamente. Anzi, le confraternite mariane ebbero un nuovo incremento, tanto che Janez Ludvik Schöleben, storico sloveno contemporaneo degli avvenimenti, poté scrivere nel suo libro sulla Vergine "Palma virginea": "II mio Paese non è troppo grande, ma, eccetto un pugno di eretici, sarebbe difficile trovare nel popolo qualcuno che si opponesse alla dottrina dell'Immacolata Concezione. Infatti, in seguito ad un voto, tutti digiunano, alla vigilia di questa festa, che viene celebrata con la massima devozione e solennità".

Primoz Trubar, grande protagonista del protestantesimo in Slovenia, si lamentava nel suo Catechismo, pubblicato nel 1575, perché "i fedeli sloveni pensavano più spesso alla Vergine Maria che a suo Figlio e, durante le processioni, quelli che precedono o seguono la Croce urlano dei cantici in onore della Vergine Maria". Alla fine del secolo XVIII, con l'introduzione delle riforme liberali dell'imperatore austriaco Giuseppe II, che chiuse diversi monasteri e soppresse le congregazioni mariane, e con l'occupazione napoleonica (1809-1813), il culto mariano segnò purtroppo alcune battute di arresto. Ma prima della seconda guerra mondiale esso riprese slancio, si interiorizzò e valse a dare al popolo quella ben nota eroica forza di resistenza contro gli occupanti e i comunisti, che in tanti anni di duro governo hanno dovuto rispettare la fede cattolica e le tradizioni mariane popolari. Uno dei gesti più impopolari dei comunisti, durante il loro governo, fu proprio quello di trasformare in museo il santuario di Ptujska Gora tanto significativo per i fedeli. Con la caduta del comunismo il culto mariano, che da sempre costituisce un importante motivo di coesione per gli sloveni, ha ricevuto un nuovo impulso, e oggi più che mai rappresenta una forma essenziale di sostegno e conforto spirituale per la popolazione turbata dalla violenza esplosa nella regione e dai problemi che accompagnano la recente autonomia del Paese.