Il culto mariano serbo
Il
culto mariano serbo si fonda sull'insegnamento della Chiesa ortodossa bizantina
secondo il quale la Madonna è al di sopra di tutti i santi ed ha un posto
speciale nella Chiesa e nella liturgia. S. Saba (†1235), il fondatore della
Chiesa autocefala serba, con l'aiuto del padre, il principe Stefan Nemanja,
capostipite dello Stato serbo, protesse e diffuse in tutti i modi il culto
della Madre di Dio, che egli riteneva "guida maestra". Non è una decisione
fortuita se la prima fondazione monastica dei Nemanja fu la chiesa della Madre
di Dio a Kursumlija, dove più tardi Anna, la moglie di Stefan, entrò
e ricevette il nome di Anastasia. Anzi, c'è di più: Stefan stesso, verso la
fine della sua vita, si ritirò nel monastero di Studenica ed abbracciò l'abito
monastico con il nome di Simeone. In seguito, insieme con suo figlio S. Saba,
si recò al Monte Athos, dove fondò il monastero di Chilandar, dedicandolo alla
Madre di Dio. Il monaco Domentijan, loro biografo, scrisse a proposito:
"La prima cosa che essi fecero quando arrivarono al centro della santa
Montagna, sul luogo chiamato Kareja, fu quella d'inchinarsi con amore e con
profonda umiltà dinanzi alla Madre di Dio che è Madre di tutte le chiese sull'Athos...
Essi portarono alla Madre di Dio numerosi doni, turiboli e vasi d'oro e
d'argento, veli liturgici, epitrarchie e i trapezofori, una buona quantità di
monete d'oro puro: ciò che si può ancora vedere in questa santa chiesa in
ricordo dei suddetti santi".
La
Vergine venerata anche dai musulmani
In Serbia la religiosità in campo mariano è fortemente nutrita di leggende tratte dagli apocrifi e si esprime attraverso una serie di gesti, compiuti per lo più dalle donne e dalle madri in particolare. E' interessante notare come questo tipo di devozione, che spesso rasenta la superstizione, è comune sia alle donne cristiane sia alle musulmane, che frequentano in massa i santuari mariani, soprattutto nella Bosnia, dove la popolazione musulmana è maggioritaria. Una di tali usanze, particolarmente "gentile", vieta di cantare la vigilia di Natale, perché la Madre di Dio in quel giorno soffriva i dolori del parto. Nei monasteri, in buona parte dedicati alla Vergine, si venerano spesso icone miracolose, molte delle quali ancora ben preservate, perché occultate durante l'invasione turca. Tali monasteri costituiscono tuttora i veri centri spirituali della nazione, sia dal punto di vista religioso che culturale, e con le loro reliquie assolvono di fatto al ruolo svolto per noi dai santuari.
![]() Il centro religioso dei Serbi Il monastero di Chilandar fu chiamato "Monastero della Santissima Madre di Dio" e "Casa della Santissima Madre di Chilandar", costruita "per il servizio di Dio e della sua SS.ma Madre". Più tardi, divenne il centro religioso dei Serbi e, nel corso dei secoli, esercitò su di essi anche una grande influenza dal punto di vista culturale. Il miracolo della S. Vergine delle Tre mani S. Saba diede un nuovo slancio al culto della Madre di Dio, riportando da uno dei suoi viaggi in Palestina l'icona della "Santa Vergine dalle tre mani", detta Panaghia Tricherousa, acquistata a Gerusalemme e opera, secondo una tradizione popolare, di S. Giovanni Damasceno (†749). L'immagine evocherebbe un miracolo avvenuto durante la persecuzione iconoclasta. A un certo Giovanni Chrisorrhoas era stata tagliata una mano per ordine del sultano di Damasco e la Vergine gliel'aveva restituita. In ringraziamento, S. Giovanni Damasceno aveva dipinto o fatto dipingere una terza mano su di un'icona di Maria. S. Saba la pose in venerazione nella chiesa sinodale di Skoplje, ma quando la Serbia, nel 1459, cadde definitivamente sotto il dominio turco, la "Panaghia Tricherousa" fu trasportata al monastero di Chilandar, dove diede luogo ad una graziosa leggenda. Agli inizi del XVII secolo, i monaci di questo monastero non riuscirono, un giorno, a mettersi d'accordo per eleggere il loro igumeno, per cui la "Panaghia Tricherousa" discese dall'altare, prese il posto dell'igumeno e fece sapere in una visione ad un vecchio monaco che in avvenire sarebbe stata lei stessa a svolgere quel compito. Così, da quell'epoca, i monaci di Chilandar rendono a questa immagine tutti gli onori dovuti al loro superiore, che si chiama perciò "luogotenente di Maria". Il
fervore mariano di S. Saba e di suo padre S. Simeone non diminuì nei loro
successori sia spirituali che temporali; anzi, il loro ascendente sul sentimento
religioso dei Serbi rimase così forte che, benché trascorsi trecento anni, i
Turchi ritennero necessario rimuovere le ossa di S. Saba dal monastero di
Miliševo e farle bruciare pubblicamente a Belgrado. Chiese e monasteri dedicate a Maria Quindi chiese e monasteri dedicati a Maria, nonostante la persecuzione turca, si moltiplicarono nei secoli XVI-XVII, richiamando grandi folle di devoti in occasione delle feste mariane e durante la stagione dei pellegrinaggi. I santuari della Panaghia Tricherousa, della Theotókos, dell'Annunziata, della Mediatrice e soprattutto dell'Assunta sono i più frequentati. I pellegrinaggi sono caratterizzati da una fede ingenua e profonda nello stesso tempo. I fedeli, recandosi nei santuari, vi fanno bruciare dei ceri in suffragio dei loro defunti, perché pensano che la Madre di Dio intrecci un filo e lo getti sopra le loro anime. Chi tra di loro non ha molti peccati può prendere il filo e salire così al cielo. S. Pietro, che tiene le chiavi del Paradiso, lascia entrare solo quelli che sono indicati da Gesù, sua Madre e S. Michele Arcangelo; mentre quest'ultimo con la sua bilancia "pesa" i peccati, la Madre di Dio domanda a suo Figlio di perdonare i poveri trapassati. |