ESTERNO
La chiesa è un edificio grande, sontuoso; per bellezza di linee architettoniche semplice e quantaltri mai ammirabile. Lordine, un dorico rinascimentale molto elegante; la cupola, che si aderge nel mezzo della croce greca, maestosa e superba, quanto mai gaia e gentile. Il tamburo della cupola si appoggia su quattro grandiosi archi, sostenuto da quattro grosse colonne; sul tamburo gira una elegante galleria spartita da diversi piccoli archi, sostenuti da colonnette. Unaltra galleria interna, in cui si aprono dei finestroni, gira attorno a quella. Sulla galleria si innalza il catino sormontato dal lanternino e da una fascia posta sotto la lanterna si dipartono le liste che tracciano gli scompartimenti. Su gli architravi, posti sui capitelli delle colonne-pilastri, gira tuttintorno alla chiesa un fregio col suo cornicione, su cui si appoggiano gli intradossi degli archi e delle arcate delle volte. Ai quattro angoli, dove si incrociano le linee principali delle grandi navi, sono collocate le quattro cappelle minori con relative quattro vaghe cupolette.In testa alla navata centrale, si apre unaltra cappella, che ricopia le linee delle altre, e che è una aggiunta alla croce greca voluta dallo stesso Tramello per collocarvi il Simulacro della Madonna e laltare maggiore. Unita a questa è pure lantica chiesina di Campagnola che ora serve da coro. Il Tramello tutto questo rispettò, senza pensare che la sua croce greca, con la cappella aggiunta e col conservare lantica chiesa, diventasse una croce latina a rovescio. Larmonia della pianta tramelliana venne alquanto turbata quando nel 1791 ebbero inizio i lavori che hanno dato forma agli attuali presbiterio e coro.
INTERNO
Appena entrati in chiesa, a sinistra, si ammira il bellissimo affresco del SantAgostino che il Pordenone dipinse nel 1529-30. Chi conosce Agostino nella vita e nelle opere difficilmente potrà figurarselo diversamente: gli occhi intelligenti e pieni di bontà, la fronte alta e spaziosa espressione di una mente meditabonda, la naturalezza dellespressione fanno di questo dipinto un capolavoro. Per salvarlo dallumidità, che ne minava lesistenza, lintonaco fu staccato dal muro; e sebbene questa operazione sia stata fatta da mano maestra, pure i colori, specialmente nei putti, hanno sofferto. Nel fregio sopra il SantAgostino, un quadro rappresenta Faraone che restituisce ad Abramo Sara di Benedetto Marini. Di fianco sopra larco: Rebecca dà da bere a Eliezer, servo di Abramo, di Camillo Gavasetti.
Le Cappelle dei Magi e di Santa Caterina , il braccio sinistro della Croce
Dopo il SantAgostino si entra nella Cappella dei Re Magi, tutta dipinta dal Pordenone. Laffresco sopra laltare rappresenta lAdorazione dei Magi: lavoro di molte figure, naturalissime nelle espressioni, armoniche nei colori, ben distribuite in modo da non generare confusione: con uno sfondo in cui le figure e le cose sembrano in rilievo, tanto sono vere. Nel 1873 fu fatto ricopiare, nelle identiche proporzioni, dal Governo francese ad opera del pittore Andrieux per la nuova Galleria di Parigi. A sinistra è la Natività di Maria: lAutore avrà voluto rendere omaggio alla scuola di Michelangelo, muscoleggiando nelle due figure che lavano la Bambina; ma questo lavoro è inferiore agli altri. Purtroppo anche questo quadro ha dovuto subire loperazione del SantAgostino. Disgraziatamente il distacco e il ritocco fu fatto da mano inabile, per cui il dipinto è rimasto guasto. Nelle lunette sono rappresentati i Pastori al presepio, e la Fuga in Egitto. Sui pilastri sono puttini con emblemi, animali ecc. Laltare, ornato di pietre fini, contiene larca dove si trova il corpo del beato Marco da Bologna. Questa Cappella fu fatta dipingere da Pier Antonio Rollieri, uno dei primi fabbricieri della Chiesa. Uscendo da questa Cappella ed entrando nel braccio vicino, sullaltare di marmo si trova il quadro di San Francesco in estasi di Gaspare Traversi. Sopra questo vi sono quattro bei quadretti con episodi della vita di San Francesco: 1º Sogno di San Francesco, 2 º San Francesco e Angeli (nel fregio), 3 º San Francesco riceve le stimmate, 4 º San Francesco nel roveto (nel fregio), opere di Camillo Procaccini. Ai lati dellaltare si trovano i due quadri di San Rocco e di San Sebastiano dello stesso Autore. Sopra la porta laterale un Coro dangeli, di Autore ignoto del sec. XVI; alla parete opposta una Deposizione di Cristo dalla croce di Daniele da Volterra, copia fatta dal Volbert. Nel fregio sopra la Cappella dei Re Magi, il quadro: Giacobbe si incontra con Rachele del Gavasetti; sopra la porta minore, lAngelo e Gedeone del Guidotti ; sopra laltare di San Francesco, Abigail va incontro a Davide di Alessandro Tiarini; sopra la Deposizione, Rahab a Gerico di Paolo Pini. Infine sullarco della Cappella di Santa Caterina V. e M. vi è il quadro di Giaele che conficca un chiodo nelle tempia di Sisara del Marini. Si entra nella Cappella di Santa Caterina, anche questa tutta dipinta dal Pordenone. Il bellissimo quadro dellaltare rappresenta le Nozze mistiche di Santa Caterina e i due Apostoli Pietro e Paolo. Graziosa la movenza di Gesù Bambino, che si stacca dalle braccia della Madre per mettere lanello nel dito di Santa Caterina che porge la mano al celeste sposo. Quanta grazia e nobiltà nella Madonna; e qual gruppo grazioso quello dei puttini intorno al contrabasso, quasi a celebrare lepitalamio di questo celeste sposalizio! E tradizione o, forse meglio, leggenda che nel volto di San Paolo il Pordenone effigiasse se stesso, e in quello della Madonna sua moglie. In questa Cappella, a sinistra, si vede lo stupendo affresco della Disputa di Santa Caterina coi filosofi pagani, storia piena di vita e di naturalezza in ogni figura: opera veramente di straordinario valore, da essere attribuita al Tiziano. Da un elegante balcone si protende la figura dellimperatore Massimino, il quale sembra arringare i sottostanti filosofi contro la debole giovinetta, che sapeva tenere testa alla dottrina e ai sofismi di quei barbuti filosofi. Le espressioni dei loro volti sono naturalissime: alcuni sfogliando e consultando libri, sembrano cercare negli scritti e nellautorità di Aristotele e di Platone quella dimostrazione, che i loro sofismi erano incapaci di formare per scuotere le forti convinzioni di una giovinetta. Sono figure veramente parlanti. Le lunette rappresentano il Martirio della ruota applicato alla Santa e la Decapitazione della medesima. I pilastri e gli archi della Cappella sono dipinti ad arabeschi, frutta, putti con emblemi, strumenti musicali: tutti assai bene conservati. La cupoletta con Santi e figure allegoriche è stata oggetto di un recente restauro, come è avvenuto pure per lo Sposalizio, da parte della Soprintendenza. Le pitture di questa Cappella furono fatte per incarico della Contessa Caterina Scotti maritata in Paveri Fontana. Nel 1629 un suo nipote fece murare una lapide, che poteva essere collocata più in basso senza intaccare il dipinto.
Presbiterio e coro, braccio superiore
Entrati nella crociera, nel fregio sopra larco della Cappella di
Santa Caterina, si trova Debora nel campo di battaglia di Daniele Crespi. I dipinti
alquanto sciupati sotto le due cantorie sono di Camillo Alsona; la cantoria
del controrgano è di
Giovanni e di Giuseppe Chiodi su disegno di Giuseppe Grattoni. Questi
disegnò, intagliò con maestria rosoni, decorazioni e putti della cantoria
dellorgano. Ambedue furono poi indorate nel 1611 dallorefice Antonio del
Forno. Nel presbiterio, dopo i restauri del 1791, si osserva una ancona a forma di
tempietto eseguita dal milanese Giuseppe Buzzi, su disegno del piacentino Francesco
Ghezzi. Le figure e i vasi di marmo sono del milanese Carlo Albertelli. Nella nicchia,
rivestita di mosaico doro, è lantico simulacro della Vergine, con ai lati San
Giovanni Battista e Santa Caterina Vergine e Martire. Distrutta la Cappella Tramelliana,
che ai lati aveva due anditi i quali dalla chiesa conducevano al coro, larchitetto
Lotario Tomba vi eresse il presbiterio attuale. Tutti i dipinti del presbiterio
sono del piacentino Giuseppe Gherardi, eccetto una figura ideale di Madonna di
Antonio Campi, dipinto salvato dalla distruzione vandalica ordinata dalla fabbriceria nel
1791, prima nascosto, poi qui portato nel 1890. Passando in coro, sulla cimasa in fondo,
si ammira una Santa Caterina Vergine e Martire, già attribuita al Pordenone ma opera di
Giulio Cesare Procaccini. Negli angoli della lunetta, lArcangelo Gabriele e Maria
Annunziata di Camillo Boccaccino, due tele che prima si trovavano nella parte interna
delle imposte o ante che chiudevano lorgano. A lato si trovano pure i Santi Apostoli
Giacomo e Giovanni di Cristoforo Magnani di Pizzighettone ed il Beato Marco da Bologna
della scuola del Lanfranco (sec. XVII). Verso le due porte di uscita, a destra Giaele e
Sisara; a sinistra, Sansone e Dalila. I dipinti del fregio sono di Giuseppe Gherardi. Il
Coro, semplice ma bel lavoro dintaglio, è opera di Giulio Rossi, intagliatore
piacentino, che lo terminò nel 1565. Nella parte posteriore dellaltare una lapide
ricorda Isabella Farnese, morta nel 1718, e il fratello Francesco che volle che il suo
cuore fosse accanto alla sorella ( 1727). In una cappella, in fondo al coro, è una
Sacra Famiglia di Bernardino Campi, che ha del peruginesco. Dal coro alla sagrestia si
passa per un andito, dove si possono osservare una statua dellAddolorata della Ditta
Graziani di Faenza ed una lapide in marmo rosso che ricorda un francescano, celebre al suo
tempo, Padre Angelo Leccacorvi. Nella sagrestia vi sono sei lavori giovanili di Gaspare
Landi, rappresentanti Santi Francescani.
Le Cappelle di SantAntonio e di Santa Vittoria, il braccio destro della Croce
Dalla sagrestia si passa in chiesa dalla parte dellorgano fabbricato
dai Serassi di Bergamo. Sotto la cantoria è murata una lapide che ricorda il famoso
organista Padre Davide (Felice Moretti) da Bergamo. Nel fregio, sopra larco vi è
lAngelo che appare a Manoe e alla moglie, del Guercino. Nella Cappella vicina il quadro dellaltare rappresenta la Madonna con
SantAntonio di Padova e vari Santi francescani, opera dellAvanzini; San
Francesco che ottiene lindulgenza della Porziuncola sulla parete di fianco è di
Camillo Procaccini. Gli ornati della Cappella sono di Francesco e Ferdinando Galli
Bibiena. Nel fregio sopra larco, nella crociera del Crocifisso, è il quadro di Ruth
nel campo dei mietitori di Booz di Alessandro Tiarini; poi accanto Mosè salvato dalle
acque di Antonio Triva. Nella parete sottostante, lAnnunciazione di Maria,
capolavoro del bavarese Ignazio Stern (1724). Laltare di marmo contiene le quattro statue in legno del fiammingo Jan Geernaert,
rappresentanti il Crocifisso con ai piedi la Madre, la Maddalena e Giovanni (1757). Il
Mosè e il David che si trovano ai lati, sono opera del Gherardi. Appena sopra, due
quadretti: Abramo e il sacrificio di Isacco e Rachele al pozzo di Giacobbe, attribuiti a
Giuseppe Manzoni. Nel fregio sopra laltare, il Gesù flagellato, incoronato di
spine e caricato della croce dello stesso Manzoni. Nella parete sopra la porta è un Coro
dAngeli festanti di Autore ignoto. Nel fregio si vede David unto re dIsraele
di Gian Maria Conti, e accanto, sopra larco della cappella seguente di Santa
Vittoria, Giuditta con gli occhi rivolti al cielo di Giuseppe Milani. Nella Cappella,
dedicata a Santa Vittoria Martire , si può osservare nella cupoletta la Storia della
Santa e Profeti, opera del piacentino Ferrante Moreschi. Il quadro allaltare
rappresenta San Luigi re di Francia, di Paolo Bozzini, mentre quello sulla parete di
fianco rappresenta la Concezione Immacolata, buon lavoro dellAvanzini. Nel fregio
sopra larco vi è Tobia che abbrucia il fegato e lArcangelo Raffaele che
scaccia il demonio di Daniele Crespi; poi Sansone e Dalila di Ludovico Pesci. Sotto, il grande affresco San Giorgio che uccide il drago di Bernardino
Gatti: viene reputato il suo lavoro migliore. Nel 1913-14 per proteggerlo
dallumidità venne staccato dal muro dal prof. Filippini di Parma e collocato su un
graticcio di filo zincato. Sopra la porta maggiore, nel quadro del fregio è dipinto
Davide incontrato dalle donne ebree e, ai lati, due Profeti di Ludovico Pesci. Nella
sottostante lunetta è dipinta Ester innanzi al re Assuero; lateralmente il Sogno di
Giacobbe e Mosè presso il roveto.
La cupola e il tamburo
Ed ora uno sguardo alla grande e magnifica cupola, che si erge nel mezzo
della croce greca. Essa è dipinta dal Pordenone e da Bernardino Gatti, detto il Solaro.
Il Pordenone dipinse tutta quella parte, che è sopra il tamburo. Nella volta della
lanterna fece lEterno Padre sostenuto da una gloria di angeli. Nel cerchio che sta
intorno alla lanterna dipinse una corona di putti stretti insieme ed aggruppati con una
grazia e varietà mirabili. Divise il gran catino in diversi scompartimenti e vi dipinse
Profeti, Sibille e Puttini in vari atteggiamenti. Ogni scompartimento è diviso da alcune
liste sopra le quali rappresentò festosi baccanali, tramezzati da ovatini con fondo oro,
sui quali pose a chiaroscuro alcune Storie della Bibbia. Sotto gli scompartimenti,
scorre tuttintorno una fascia istoriata di vari fatti
mitologici, con molta incongruenza per vero dire, e nei pilastri, che dividono le
finestre, sono dipinti otto Apostoli. Qui finisce lopera del Pordenone. La continuò
il Gatti, che nel tamburo fece in vari riquadri la Vita di Maria Vergine, e tra luno
e l'altro fasce con putti che tengono in mano mitre, turiboli ed altri emblemi. Nei
peducci dipinse i quattro Evangelisti, e attorno al tamburo scrisse: Bernardini De Gattis
Papiensis opus. Questi lavori furono eseguiti nel 1543. La volta della chiesa fu dipinta
nel 1576-88 da Giulio Mazzoni con figure ed arabeschi su fondo oro. Ma col tempo presero
un velo nerastro e furono ritoccati con mano inesperta da un certo Antonio Cavatorta nel
1720, che le ridusse in una miserrima condizione, per cui dopo pochi anni furono
sostituite stupendamente con cassettoni alla mosaica dal prof. Ercole con mirabile
perfezione di prospettiva, per incarico del Padre Angelo Sgorbati. Il pavimento a marmi di
vari colori fu eseguito nel 1595 dal milanese Giambattista Carrà e restaurato nel 1607 da
Angelo Gatti. La statua di Clemente VII in plastica fu posta nel 1538 dal Governatore
Alessandro Caccia, mentre i Frati Minori vi posero quella di Ranuccio
I Farnese, fatta da Francesco Mochi nellanno 1616 . Allingresso della
Chiesa, notevoli le porte di bronzo ad arabeschi e ricami, opera di ottima esecuzione del
milanese Eugenio Bellosio (1880).