caravaggio1.jpg (39000 byte)

La città di Caravaggio, come il santuario, anche se posta nella fascia meridionale della provincia di Bergamo, Fa parte della Diocesi di Cremona, almeno fin dal 1218 (in modo ufficiale), anche se probabilmente era stata acquisita all'episcopato di Cremona parecchio tempo prima. Il santuario intitolato a S. Maria del Fonte dista circa due chilometri dall'antico borgo, nella zona sud-ovest del territorio comunale.

L'APPARIZIONE DELLA VERGINE

L'origine si collega all'apparizione della Vergine a una giovane donna di Caravaggio, Giannetta Vacchi, che il 26 maggio del 1432 si era recata al prato Mazzolengo per falciare un Po' d'erba. Giannina era sposa di un uomo violento, che spesso la maltrattava: in tale circostanza le apparve la Vergine che ebbe per lei dolci parole di consolazione e di pace e che la incaricò di un messaggio di penitenza per i suoi compaesani, accompagnato dall'invito a costruire una chiesa sul luogo della comparsa. Questo fatto è documentato sia da una "memoria" scritta risalente all'epoca sia da un rapporto assai circostanziato degli abitanti di Caravaggio scritto al vescovo di Cremona, il quale permette immediatamente (luglio del 1432) la costruzione di una piccola cappella a ricordo del fatto. Diverse sono le testimonianze redatte in epoca prossima al miracolo: tra queste si può annoverare un'epigrafe latina scolpita in una stele marmorea, attualmente posta nel sottopassaggio del Sacro Fonte. Di questa prima cappella, provvisoria fin dagli inizi, non si hanno notizie, a eccezione dell'approvazione della Curia cremonese.

LA CHIESA DI FILIPPO MARIA VISCONTI

Al contrario si hanno numerose notizie riguardanti la chiesa costruita dagli abitanti di Caravaggio nel campo chiamato "Mazzolengo" con l'appoggio morale e finanziario del duca di Milano Filippo Maria Visconti, chiesa che venne consacrata il 20 dicembre 1451. La decorazione del tempio dedicato alla Vergine era talmente ricca che si affermò di over usato tanto oro "da poter stare nel Duomo di Milano". Ma gli interventi seguirono anche negli anni successivi, sempre per interessamento diretto degli Sforza che vi inviarono diversi artisti, come Bonifacio Bembo cremonese, Raffaello Zenone da Vaprio, Gian Giacomo da Lodi. Ma di questo primo santuario non rimane nulla. Viene qui ricordato per evidenziare quale fosse stata l'importanza data dagli abitanti di Caravaggio al miracolo di Giannetta.

IL SANTUARIO ODIERNOcaravaggio4.jpg (34159 byte)

Il santuario attuale risale infatti agli ultimi decenni del Cinquecento, poiché quello del Visconti, anche per il dissesto del terreno – il territorio ricade nell'area dei fontanili - si era facilmente rovinato. Questa volta l'animatore è il grande arcivescovo di Milano S. Carlo Borromeo, che si avvalse dell'architetto Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini, il cui progetto, modificato più volte nel tempo, iniziò ad attuarsi nel 1571. Il lavoro è assai lungo, si protrae per tutto il secolo successivo, per concludersi nel 1722 con la costruzione del lanternino della cupola. Ovviamente la durata della costruzione implica la sovrapposizione di stili diversi, che vanno da forme classiche maestose, anche se pure, al barocco più deciso assai evidente anche all’interno dell’edicola dell’altare maggiore, progettato da Carlo Merlo nel 1736 su idee progettuali di Filippo Juvarra e concluso solo nel 1750. Secondo tali linee progettuali, il santuario di Caravaggio si presenta a croce latina, con al centro una massa di forma quadrata che supporta la maestosa cupola, da cui partono due bracci principali, a una sola navata, asimmetrici poiché quello verso ponente è più lungo rispetto a quello posto verso levante. Quello di ponente si arricchisce di quattro cappelle per lato, che si incrociano col transetto al centro del quale è posta l’edicola dell’altare maggiore. I due bracci terminano con un superbo porticato, anche se l’ingresso vero e proprio è posto a ponente. Inizialmente le murature esterne erano coperte da intonaco, anche se un intervento di restauro, discutibile (non si conosce nei dettagli il progetto del Pellegrini), di una decina di anni fa, ha messo in evidenza i laterizi. L’interno è ampio e ricco di cromia, per le decorazioni ad affresco di Giovanni Moriggia (1796-1878) e di Luigi Cavenaghi (1844-1918), entrambi di Caravaggio. Tra la fine del Seicento e i primi del Settecento prendono vita il grande viale alberato che dalla città conduce al santuario, inaugurato nel 1710 insieme con l’arco di Porta Nuova. Questa si presenta con una elegante imponenza, con le sculture del Mellone raffiguranti la Madonna con Giannetta e i due Angeli laterali con la tromba.

 IL SACRO FONTE

A cominciare dal 1796 i pioppi del viale, in quattro filari, vennero sostituiti dcaravaggio5.jpg (34143 byte)a ippocastani. In mezzo al piazzale si osserva la lunga fontana caratterizzata da una recente balaustra, in diretta comunicazione col Sacro Fonte passando sotto il tempio; essa termina a sud in una gradinata a forma quadrata. Un tempo, nella fontana, potevano immergersi separatamente uomini e donne per significare la purificazione della conversione e la grazia battesimale, un rito oggi sostituito dall’acqua sgorgante dalla sorgente nel Sacro Fonte.

L’OBELISCO

All’estremità della fontana nel piazzale si erge l’obelisco, opera dell'architetto caravaggino Carlo Bedolini (1911) in sostituzione del cadente monolito eretto nel 1752 in luogo di una cappelletta voluta dal condottiero Matteo Griffoni a ricordo di un furto miracolosamente sventato. Tra i portici di ponente e la facciata del santuario è collocato un grande altare (1942) con un imponente Crocefisso, per le funzioni all’aperto nel periodo estivo e la comodità degli infermi.