Il 21 maggio 1556 la Vergine, circondata da due Angeli, appare su una pianta di rosmarino a cinque sorelle della famiglia Fiamberti, invitando alla penitenza e chiedendo di erigere una cappella. La costruzione della chiesa inizia nel 1556. La cappella dell'apparizione si trova sotto il presbiterio. La statua della Vergine è stata eseguita nel 1625 dallo scultore Orsolini di Carrara. L'incoronazione è avvenuta nel 1910.

La devozione popolare racconta di miracoli per interventi della Vergine, e in particolare di salvataggi dall’assalto dei briganti. Il santuario, che risale al XVI secolo, si trova infatti presso un incrocio di strade. La chiesa è un santuario campestre ad una navata. Sull’altare è situato il dipinto raffigurante la Madonna col Bimbo in trono, tra le sante Lucia ed Apollonia. Sulla predella del trono c’è un’iscrizione latina con la data 1586.

Da Brugnato, sulla strada per Rocchetta, una cappelletta indica una strada mulattiera lunga due chilometri che porta al Santuario. La chiesa, del secolo XVIII, sorge in una radura fra castagni e ulivi. L’immagine venerata della Madonna col Bambino Gesù è dipinta su tela, e rappresenta pure i santi Pietro e Lorenzo che sono i Patroni di Brugnato.

L’Immagine miracolosa è una tavola cinquecentesca raffigurante la Madonna col Bambino, ed è stata collocata sopra l’altare maggiore. È stata incoronata nel 1901. La storia racconta che due donne, delle quali una era muta, mentre pascolavano il gregge sul monte Roverano, videro la Madonna, e la muta riacquistò la parola. La notizia fece accorrere gente e tutti videro la sacra Immagine posta su di un ulivo. Il quadro, portato nella vicina chiesa di L'Ago, scomparve e si ritrovò sul luogo dell’apparizione. Venne così decisa la costruzione del santuario. Il primo documento riferito alla chiesa come «Cappella di Roverano» è del 1518. La struttura attuale è dell’ottocento e la facciata del 1933.

Il santuario era già noto nel 1584. La chiesa si presenta in forme semplici, ad una navata. L’immagine rappresenta la Madonna con il Bambino Gesù che tiene in mano una rondine. In tempo posteriore sono state aggiunte due figure di monache. Nel giorno della festa viene portata in processione anche una pregevole statua. L’immagine è stata incoronata nel 1824, e la chiesa è stata ingrandita nel 1825.

L’immagine è collocata in una ancona sull’altare maggiore. È ritenuta miracolosa perché fu vista risplendere nei colori. Il titolo deriva dal fatto che il primo luogo di culto, sotto il nome di Madonna della Costa, sorgeva presso un olmo.

La prima pietra della cripta della Cattedrale di Cristo Re fu benedetta il 29 Giugno 1957. La Parrocchia di Cristo Re ebbe sede temporanea nella cripta che fu consacrata il 25 ottobre 1958. Il Vescovo Mons. Giuseppe Stella vi fece custodire l’immagine della Madonna Pellegrina che aveva visitato le Parrocchie della Diocesi, attribuendole il titolo di «Santuario della Madonna Pellegrina».

Il culto risale al ritrovamento sulla spiaggia dell'Immagine che poi venne collocata nella chiesa primitiva. Incerta la data del ritrovamento. La chiesa attuale venne consacrata nel 1625. L’Immagine è un dipinto a olio su ardesia del secolo XV, e rappresenta la Vergine in trono col Bambino e Angeli.

La storia del santuario inizia dal secolo XIV, da quando cioè gli iscritti alla Confraternita dei «Disciplinati di Cristo» si radunavano in una cappella in mezzo ad un boschetto di mirto per venerare un’immagine raffigurante la Vergine addolorata ai piedi della croce. La sera del 29 luglio 1537 alcune donne di Ortonovo videro scendere lacrime di sangue dal volto della Vergine. Diffusa la notizia del miracolo, nel 1540 i Confratelli decisero di edificare una chiesa capace di ospitare i molti pellegrini. L’Immagine dell’Addolorata venne chiusa in un'edicola, e nel 1796 in un tempietto marmoreo che si trova all'interno della chiesa, decentrato sulla sinistra, nella posizione originaria del fatto straordinario. Nella conduzione del santuario si sono succeduti: i Padri Domenicani (1584-1904), salvo un breve intervallo al tempo della Repubblica Democratica Ligure (1800-1888 i confratelli «Disciplinati di Cristo»); i Padri Passionisti (1904-1923); gli Stimmatini (1923-1930); ancora i Padri Domenicani (1930-1933); dal 1933 è retto dai Figli della Divina Provvidenza di don Orione. La Vergine del Mirteto è stata proclamata Patrona dei donatori di sangue.

La chiesa, sorta in mezzo ad una fitta vegetazione, presso un ponte romano ormai distrutto, risale al 1640. L’immagine venerata è un dipinto ad olio su tela, e rappresenta la Vergine e il Bambino con alcuni Santi in venerazione. Il quadro, che ora è stato trasferito nella chiesa parrocchiale di Pignone, viene riportato al santuario, processionalmente, per le celebrazioni della festa. Per la posizione originaria del santuario, la Madonna di Pignone è invocata anche come «Madonna del Ponte».

L’Immagine della Madonna è dipinta su pergamena. Il titolo di Madonna Bianca è dovuto al colore chiaro del volto della Vergine. Gli abitanti di Portovenere attribuiscono alla Madonna Bianca la liberazione dalla peste del 1399, e numerosi salvataggi in mare. L’originale disegno del quadro risale al XIV secolo: la Vergine siede in trono e il Bambino regge un cartiglio con la scritta: «Madre, quel che a te piace mi contenta pur che’l peccator dal mal far si penta». Il quadro si trova in una cappella laterale della chiesa, nella navata di destra, al centro di una maestosa arca quattrocentesca attribuita a Mino da Fiesole.

L’immagine della Madonna dipinta su legno, troneggia sull’altare del presbiterio. La devozione è stata introdotta dai monaci olivetani del XV secolo. Le origini della chiesa, terminata nel 1511, sono da riferirsi al trasferimento di un gruppo di monaci dall'isola del Tino.

Si racconta che il 10 maggio 1531 una donna di nome Agostina ritrovò fra i cespugli di un castagneto un quadretto della Madonna. Riposto altrove, il quadro scomparve e tornò sul luogo del ritrovamento dove venne costruita una prima cappella. La chiesa attuale, a due campate e con due altari, è citata in un documento del 1607. Il quadro è una piccola figura dipinta su legno del secolo XVI, di fattura popolare.

La chiesa di Volastra fu anticamente intitolata a san Lorenzo martire. Nel secolo XVII, in seguito alla predicazione dei Frati francescani, si diffonde la devozione alla Madonna e la chiesa muta il titolo in Nostra Signora della Salute. La costruzione romanica è stata rimaneggiata e il soffitto a botte è stato decorato con affreschi ispirati alla venerazione della Madonna.

L’Immagine venerata è un quadro del secolo XVII e raffigura la Madonna Assunta al cielo tra Angeli e Santi. Ha in mano una cintura, perciò è detta anche: Madonna della cintola. Il primo documento riguardante il santuario risale al 1335. La chiesa ha subito diverse trasformazioni lungo i secoli. La trasformazione definitiva è avvenuta nel 1847. Ora il tempio si presenta a due navate con due cappelle sormontate da cupole. L’Immagine della Vergine è stata incoronata solennemente il 24 luglio 1893.

Si racconta che tale Giovanni Battistini, vide una nube luminosa che contornava la Madonna col Bambino. In ricordo dell’avvenimento un’immagine della Madonna di Loreto venne collocata in una cappella, nei pressi del luogo dell'apparizione. Il santuario venne costruito a partire dal 1648 e fu ampliato successivamente. L'altare con la nicchia è del 1674. L’Immagine è un quadretto ad olio e rappresenta la Vergine in piedi davanti al Bambino seduto sull’erba.

Il santuario di Nostra Signora si trova oltre il paese di Airola di Sesta Godano, in zona montuosa tra prati e boschi. La storia del santuario inizia nell’anno 1450 quando la Vergine appare – presso una fonte – a Caterina Greppo che era muta dalla nascita. La stessa diede a voce spiegata la notizia dell’accaduto alla gente del paese. La primitiva cappella fu costruita presso la fonte dell'apparizione. La chiesa attuale ha carattere campestre, e l'Immagine è un dipinto del secolo XVII che rappresenta la Vergine col Bambino.

Teviggio, antica pieve di Robiano, è citata negli elenchi dei Registri Vaticani del secolo XIII e nell’Estimo Lunense del 1470. La chiesa primitiva fu distrutta da un’alluvione, e la chiesa attuale, costruita più in alto, è della fine del secolo XVII. La devozione popolare alla Madonna di Caravaggio si riferisce al santuario Mariano della Lombardia, in provincia di Bergamo, dove il 26 maggio 1432 la Vergine apparve ad un’umile popolana di nome Giannetta Vacchi.

Il santuario fu intitolato originariamente a san Bernardino per ricordare il passaggio del Santo in un viaggio da Siena verso Genova, sulla strada dei santuari delle Cinque Terre. Successivamente si aggiunse il titolo della Madonna delle Grazie. Il primo documento risale al 1584. La chiesa fu restaurata nel XVII e nel XVIII secolo; ed è stata abbellita con affreschi di Prospero Luxardo. L’Immagine è stata incoronata nel 1874.

L’Immagine, di fattura popolare, rappresenta la Vergine col Bambino. La visita pastorale di mons. Salvago nel 1615 fa riferimento alla venerazione popolare nel santuario. L’Immagine viene dichiarata miracolosa con un decreto del 1771 a seguito di numerosi prodigi che richiamano frequenti e numerosi pellegrinaggi. È stata incoronata nel 1853. La chiesa, documentata dal 1318, era una costruzione campestre distinta da quella di Vernazza. Forse fu la chiesa matrice della zona. Subì numerose trasformazioni nel corso dei secoli. L’interno è a tre navate e la volta a botte. Il titolo di santa Maria si trova in un documento del 1248.

L’Immagine della Vergine è in terracotta verniciata. Le origini della devozione risalgono al 1100. Una chiesa era già esistente nella prima metà del secolo XVI. L’attuale edificio è del 1889. Il santuario si trova al valico sulla strada che dalla Spezia porta a Bottagna e nella valle del Magra. Dalla posizione della chiesa, il titolo del Santuario.

L’Immagine della Vergine – un quadro – venne trovata appeso ad una pianta da una donna di Vezzano che si era ritirata in località Molinello per vivere in povertà e solitudine. Caterina del Rosso, questo è il nome della donna, durante una pestilenza, udì una voce dal quadro che le assicurava protezione per il popolo di Vezzano. Il quadro fu raccolto dal Parroco di Vezzano Alto. A Vezzano ci sono due santuari della Madonna del Soccorso: al Molinello dove avvenne il fatto miracoloso e dove si conserva una copia dell’Immagine, e uno a Vezzano Alto – la chiesa parrocchiale – dove si conserva l'originale.

Il santuario è situato lungo la strada sterrata che da Zignago sale al monte Dragnone, fra boschi e prati. La chiesa attuale, del secolo XVIII, sorge sulle rovine di un edificio più antico. L’immagine della Madonna, una statua marmorea del secolo XIX, si trova in una nicchia sopra l’altare maggiore. Ai lati della chiesa sono stati innalzati due altari, dedicati a Sant’Anna e a San Giovanni Battista.