Partendo da Sondrio, sia lungo la
strada panoramica che sale lungo la mezza costa della sponda retica, sia lungo la strada
statale di fondo valle, si rende ben visibile e fa bella mostra
di sé, per dimensioni e maestosità compositiva, il Santuario della Santa Casa di
Tresivio, costruito dalla devozione popolare a più riprese nel corso dei secoli, ma
con un impulso decisivo durante il sec. XVlll. Il Santuario venne infatti iniziato nel
1646 ma, da documenti antichi, risulta che in tale luogo già esisteva nel 1094 una Chiesa
di S. Maria, detta anche Basilica. E pure documentata, nello stesso luogo, la
presenza allinizio del 300 di una piccola Chiesa, chiamata S. Maria di
Tronchedo, riccamente dotata dallillustre famiglia Beccaria di Sondrio.
Era quest'ultima la più antica chiesa a dedicazione mariana della zona: citata
in un documento del 1094, sembra fosse affiancata da un ospitale
gestito da suore e dotata di cospicue rendite.
L'edicola del 1629 dovette però apparire inadeguata, se già nel 1646 si approvava il progetto di una grande chiesa da costruirsi intorno ad essa e sopra l'antica chiesa di S. Maria di Tronchedo. Per mancanza di fondi i lavori procedevano però a rilento e nel 1682 il vescovo autorizzò la raccolta di questue in tutta la valle. Sorse così il primo nucleo del Santuario, individuabile nei possenti volumi della navata. Si trattava di una struttura non usuale per la zona, costituita da un'unica aula voltata a botte sulla quale si affacciano le cappelle laterali e i matronei, il tutto risolto esternamente con un volume compatto che ripropone anche sui prospetti laterali la sovrapposizione su due ordini della facciata e quel moltiplicarsi di nicchie che rende così riconoscibile la Santa Casa di Tresivio. Altra peculiarità sono la presenza delle due torrette poligonali con cupola e lanternino. Al momento non si sa chi abbia concepito una costruzione tanto imponente, ma le forme sorvegliate e mature inducono a ricercare il nome dell'architetto fuori dalla provincia, forse anche oltralpe, ed in circuiti colti.
La chiesa, per Decreto Ministeriale ,
dal 1913, è stata inserita fra gli "Edifici Monumentali" dItalia e, nel
1931, è stata elevata a dignità di Santuario dal Vescovo di Como Mons. Alessandro
Macchi. Dal 1936 al 1949 il Santuario fu affidato ai Padri Montorfani e successivamente
ritornò alla Parrocchia di Tresivio.
Nè la lungimiranza del vescovo Carafino (1654) ("..E incominciato ledificio di questa Chiesa su disegno di grande e dispendiosa mole, però si ricorda alla divozione dei fedeli il proseguirla sino al fine. "), nè il contributo determinante del sacerdote teologo di Tresivio don Bartolomeo Gianoncelli che operò con un grosso intervento di restauro generale (sec.XIX) riguardante in modo particolare la cupola e la cripta, nè altri successivi, sono valsi ad evitarne la chiusura al pubblico per motivi di sicurezza nel 1968.
La Biblioteca comunale di Tresivio nel quadriennio 1982-85, in stretta collaborazione con la Parrocchia , ha promosso una serie di iniziative, tra cui il 26 novembre 1983 il Convegno "La Santa Casa di Tresivio: attualità e prospettive per un rilancio" e la pubblicazione degli Atti, curati da Lidia Passerini Cantoni, volte a sensibilizzare gli Enti pubblici per finanziare gli interventi strutturali.
La Comunità Montana Valtellina di Sondrio nel triennio l986-88, e con incarico affidato al Politecnico di Milano, ha finanziato un progetto di indagini e di restauro statico del Santuario. Gli eventi calamitosi del 1987, che hanno messo in ginocchio lintera Valle, hanno peggiorato la situazione strutturale già precaria del Santuario. Solamente dal 1995, dopo i lavori di consolidamento alla cupola e alle fondazioni intrapresi direttamente dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici, si è potuta nuovamente celebrare allinterno del Santuario la festa settembrina, a cui per tradizione partecipavano i rappresentanti di molte Parrocchie della Valle. Finalmente nel 1996, con i fondi della Legge Valtellina e grazie alle sottoscrizioni della gente, è stato possibile intervenire in maniera definitiva sul Santuario: per poterlo presto riaprire alla gente, il parroco don Cipriano Ferrario, rettore del Santuario, ha costituito un Comitato incaricato di occuparsi di tutte le numerose e delicate fasi di restauro della Santa Casa.
Ricorrendo il 30 novembre 1996 il 350°
anniversario della posa della prima pietra del Santuario, in occasione della visita a Como (4-5 maggio
1996) del Papa Giovanni Paolo Il, anche la Santa Casa di Tresivio ha
riaperto i battenti per permettere a una numerosa folla di fedeli di seguire su un grande
schermo, in diretta televisiva, il Santo Padre e recitare con Lui il Rosario. E
stata questa una occasione memorabile per accogliere nel migliore lei modi, dopo quasi 30
anni di attesa, la gente che, per la fede genuina, ha questo Santuario mariano nel cuore,
cosicché potesse testimoniare con la propria partecipazione la devozione al Papa, alla
Chiesa e alla Madonna nera di Tresivio.
Nel 1996 sono ricominciati i pellegrinaggi di molte parrocchie della Valle tra cui quella di Sondrio con oltre 600 pellegrini e, in occasione delle feste settembrine della Madonna , presiedute da mons. Eliseo Ruffini, per continuare le celebrazioni per la posa della prima pietra (1646-1996), si sono celebrate feste solenni con iniziative volte ad un pronto rilancio sia religioso, sia socio-culturale del Santuario.
Non essendo mai stata ultimata e a causa delle varie chiusure al pubblico per gravi problemi statici, la Santa Casa Lauretana di Tresivio non annovera molti visitatori. Vanno però ricordati il Vescovo F. Ninguarda nel 1589, il vescovo Lazzaro Carafino nel 1629, nel 1646 e nel 1654, il vescovo Carlo Ciceri nel 1682, il vescovo Torriani nel 1688, il vescovo Romanò nel 1833. A partire dagli anni 80, prima il sen. Eugenio Tarabini e successivamente il compianto senatore Vittorino Colombo, già Presidente del Senato, si sono interessati di persona ai lavori di restauro, visitando e soffermandosi in preghiera sul cantiere. Gli interventi di restauro, ultimati a fine 2000, progettati dall'arch. Gian Andrea Maspes e dall'ing. Lorenzo Jurina del Politecnico di Milano, comprendono: il consolidamento della muratura e delle arcate che sostengono il sagrato, il consolidamento delle strutture murarie su cui grava la cupola, il consolidamento dell'arco trionfale, l'irrigidimento dell'asse longitudinale del santuario, il rifacimento del tetto e del campanile, il rifacimento della rete per le acque bianche, il rialzo del terreno sui lati dell'edificio, la ripulitura e ripristino degli intonaci, il restauro dei pinnacoli, la ripulitura degli stucchi della cupola e dei cornicioni, il rifacimento delle finestrate con recupero dei vetri originali. La Santa Casa torna agibile ed è così riaperta alla gente.